Benvenuti nel mio Blog!
Un diario personale dove cercherò di non farvi trovare solo gradi e prestazioni sterili ma emozioni legate alle salite, paure condivise con amici, strette di mano, abbracci, racconti semplici e quant'altro ci consenta di sognare...

Quattro volte 24



24 marzo 1948 - 24 ottobre 1989 - 24 ottobre 2013 - 24 anni…
“Jurek” se ne andò il 24 ottobre di 24 anni fa, cadendo a circa 8200m di quota per la rottura di una corda, dopo aver superato insieme al compagno Pawlowski, lungo una via nuova, le maggiori difficoltà su quella che allora era la sfida del secolo, la parete sud del Lhotse.
Era nato il 24 marzo 1948…
E’ stato il secondo uomo, dopo Reinhold Messner, a scalare tutte le cime superiori a 8000m finendo la sua collezione nel tempo record (finora imbattuto) di 8 anni!! Come disse allora il rivale Messner, “non sei stato il secondo, sei stato un Grande!”.
Di lui parlano i numeri e qualche aneddoto preso dalla rete, tutto il resto è nulla…
8 anni, 14 ottomila, 10 nuove vie, 4 prime invernali, stile alpino portato all’estremo…
Kukuczka era un campione delle prime invernali, un uomo abituato al grande freddo e al grande rischio. Era stato il primo a salire nella stagione più dura sull' Everest: era il '76, con la spedizione Zawada. E poi - amava ricordare - la sfida è proseguita, più faticosa e più completa. “Al Kangchenjunga, nel gennaio '86, abbiamo avuto temperature fino a 45 gradi sotto zero, e venti oltre i cento chilometri l'ora.” Ma lui amava l'inverno: aveva creato una scuola polacca, con cinquanta spedizioni sugli ottomila negli ultimi cinque anni. Una scuola che cresceva a dispetto delle difficili condizioni economiche del suo paese, sostenuta da qualche sponsor occidentale e da una grande inventiva. “Il club alpino polacco - diceva - ha preso in appalto la pulitura delle ciminiere delle fabbriche e la sistemazione dei pendii franosi sopra strade e ferrovie. E' un lavoro bestiale, ma è pagato dieci volte il salario di un operaio. Anche così il club finanzia tutte le spedizioni himalayane.” In Polonia l'avevano soprannominato Ulisse: una vita alla ricerca del rischio. “Sì, magari è proprio questo - diceva - l'instancabile voglia di andare avanti, di lasciare anche cose importanti come la famiglia. Purtroppo c'è gente che non cambia i suoi programmi anche se le condizioni economiche sono pessime. Negli ultimi tempi s'è visto sull' Everest una folle atmosfera di gara.” Impiegato elettrotecnico all'ente minerario di Katowice, padre felice di due bambini. Era dolce Kukuczka, con quella folle voglia di godersi la vita, l'esatto contrario dell'alpinista ascetico cresciuto a carote e yoghurt. Fumava tanto, amava il vino e il buon cibo. Riusciva a mangiare il golonka, lo stinco di capretto, anche durante le scalate. Era anarchico nelle abitudini e rigoroso nel suo sport. E in montagna gli stravizi erano proibiti, c'era solo la fatica. Dalle nostre parti, era diventato famoso da poco. All'Est c'è una buona scuola, ma tutti l'hanno conosciuto quando anche l'alpinismo è diventato un fenomeno spettacolare. Dopo Messner, s'era messo anche lui a scalare tutti gli ottomila, una specie di campionato fra alpinisti-superman. Aveva concluso la sua fatica - 14 cime - il diciotto settembre del 1987. Quattro di quelle cime Kukuczka le aveva scalate in prima invernale. Quasi tutte le sue scalate erano state fatte su vie nuove, su percorsi scelti su una carta, con l'aiuto di qualche fidato sherpa. Secondo molti critici, Kukuczka era addirittura superiore a Reinhold Messner. Di sicuro, era l'uomo che aveva reso l'altoatesino meno irraggiungibile. Jerzy, in italiano Giorgio, portava sempre con sè cassette di musica jazz. Era la musica che lo avvicinava di più alla montagna. Lui che aveva imparato a fare alpinismo da piccolissimo, sui monti Tatra, amava anche Chopin e Bach. Un uomo-atleta completo, che scendeva da 72 a 58 chili dopo ogni ottomila scalato. Un numero due che poteva tranquillamente essere considerato numero uno: a differenza di Messner, complice il povero zloty, Kukuczka aveva scoperto da poco le grandi sponsorizzazioni occidentali. Guadagnava poco, solo quello che gli serviva per le spedizioni. Spesso si riforniva di equipaggiamenti al mercatino dell' usato di Katmandu, da dove passano gli alpinisti e gli incoscienti, tutti affascinati da un pianeta chiamato HimalayaNel 1986 ha scalato il K2 aprendo con Tadeusz Piotrowski la parete sud (detta anche "Via Polacca"), la più difficile poiché estremamente esposta alle valanghe e molto pericolosa, definita da Reinhold Messner una "via suicida". Nessuno è riuscito a ripetere l'impresa.

Di lui ho il ricordo chiuso in un cassetto… il mio vecchio diario scolastico 1988 che riporta le sue fotografie, insieme a quelle di Messner, sulle più alte cime della terra. E poi il ricordo più bello, quello della memoria… il ricordo di quando ragazzino mi confrontavo con i primi 4000m e sognavo Jurek e il magico mondo dell’alta quota…

Caronte



Caronte è il nome del traghettatore delle anime nell’Eneide di Virgilio e nell’Inferno Dantesco.
« Egli, vegliardo, ma dio di cruda e verde vecchiaia, spinge la zattera con una pertica e governa le vele e trasporta i corpi sulla barca di colore ferrigno. » (Eneide VI 302-304)

« Caron dimonio, con occhi di bragia loro accennando, tutte le raccoglie; batte col remo qualunque s’adagia » (Inferno III 109-111)

La sua figura viene descritta da espressioni ed immagini di un demone vecchio, severo, con gli occhi infuocati…

Caronte è il nome del maggiore dei tre satelliti del pianeta Plutone, grosso poco più della metà del pianeta, ricoperto di ghiaccio e privo di atmosfera, la cui superficie è sconvolta da attività criovulcanica.
Un luogo decisamente inospitale…

Caronte è il nome di un anticiclone a matrice subtropicale sahariana che ha colpito il nostro paese a fine luglio 2013 e ci ha fatto soffrire di caldo per una decina di giorni, con temperature che hanno superato i 40° in molte città.
Caronte… Caronte…

Ma Caronte è anche un bellissimo e  giovane esemplare di equino in splendida forma fisica, al quale mia figlia si diverte a dare da mangiare carote e regalare carezze…
a discapito del suo nome!