Benvenuti nel mio Blog!
Un diario personale dove cercherò di non farvi trovare solo gradi e prestazioni sterili ma emozioni legate alle salite, paure condivise con amici, strette di mano, abbracci, racconti semplici e quant'altro ci consenta di sognare...

Contraddizioni


Ho bisogno di evadere…
I pensieri vagano nella mia mente e si sovrappongono.
La triste notizia dei giorni scorsi mi ha scosso, svuotato.
Mi ha provocato un senso di solitudine e di paura ma, allo stesso tempo, di voglia di fuggire e di affrontare gli elementi della natura.
Quegli elementi che sfido a testa alta ma che ogni volta temo…
Contraddizioni…
Mentre sfondo nella neve, al buio, cerco di liberare la testa da questi pensieri.
Il vento si alza e in un baleno mi avvolge, riportandomi alla realtà.
Vento freddo che fa turbinare la neve e impasta le rocce.
I pensieri vanno alla Patagonia. Poi ai ragazzi…
Alle prime luci mi trovo immerso in un ambiente surreale: la roccia si colora di rosso e il ghiaccio riflette mille colori.
Ho freddo; mi fermo calzo i ramponi e cambio i guanti bagnati.
Sono solo e mi riprometto di fare attenzione. Solo su tutta la montagna…
Raggiungo la cima sferzato dal vento in totale apatia. Poi il sole invade tutto e riscalda il mio cuore.
Uno sguardo verso il basso e verso quella traccia solitaria che sale.
Tutto si fa più vivo.

Ciao Ragazzi...



Ci siamo conosciuti a settembre al corso INA che avete frequentato insieme. Voi in qualità di allievi, io in qualità di esaminatore. Ma tra noi non c’era differenza; un gruppo unico di amici che amava la montagna e sognava di salirla lungo le sue linee più belle.
Serietà durante il giorno mentre esaminavamo le Vostre grandi capacità… grandi risate la sera dietro un piatto fumante di polenta ed un buon bicchiere di rosso!
Quante scalate abbiamo fatto insieme in quelle serate…. dalle Dolomiti al Bianco, dalla Patagonia all’Eiger.
E quante ne stavate organizzando…
Mi dispiace non avere potuto trascorrere più tempo con Voi ma non ne ho proprio avuto l’occasione.
E mi dispiace anche di non aver conosciuto Barbarossa: avremmo avuto di che parlare insieme.
Ciao ragazzi, mi mancherete…

Pelle



Non essendo un professionista che deve “portare a casa la pagnotta”, ho sempre ritenuto (e lo riterrò sempre) che arrampicare deve essere un piacere, non un dovere.
Quando mi appresto ad affrontare una salita devo avere “voglia di scalare” perché questo mi dovrà portare appagamento, anche se qualcosa girerà storto. Mi donerà felicità e mi farà sognare… Devo anche esserci un po’ fisicamente, per potermi godere appieno ogni singolo movimento e non “rattonare” su ogni singolo tiro.
A volte, però, la voglia di scalare e l’allenamento fisico si scontrano con la fisiologia umana, se così si può definire “la quasi impossibilità a tenere in mano qualsiasi tacca più piccola di una maniglia a causa della mancanza di più strati della pelle delle dita e, in alcuni punti, della fuoriuscita di sangue”.
Causa comune a molti arrampicatori, che procura un enorme fastidio, accentuato di più se la roccia è ruvida e tagliente.
Figuratevi su una scogliera marina…


Roccia da urlo, in tutti i sensi!
Nel senso che l’arrampicatore con pelle fresca urla di gioia….
L’arrampicatore senza pelle urla di dolore!!
Ebbene… oggi la nostra voglia era tanta, l’allenamento buono (forse un po’ troppo acido lattico) ma la pelle… quella proprio non c’era più…
Confesso che arrampicare così non è stato proprio un gran piacere…





















Ma noi no !



Dopo cinque giorni di puro divertimento doveva pure arrivare la mazzata.
Era li… in agguato… dietro l’angolo…
E appena girato l’angolo… patapum!!
Che botta…
Nessuna botta fisica - per fortuna - ma una bella lezione morale e  soprattutto psichica.
Morale perché ti rendi conto che, se fino a ieri ti ritenevi capace di scalare su certi gradi, oggi ti ricredi…
Psichica perché raggiungere ogni protezione fissa è un viaggio… (da qui la coniazione del termine “rin-viaggio”)
A discolpa di tutto possiamo dire che dopo cinque giorni “full immersion” la stanchezza fisica si fa sentire ma… ritengo che, se non la mazzata, la mazzatina l’avrei presa comunque!
Andiamo per ordine.
Iniziamo subito con sbagliare l’attacco. Sbagliare l’attacco ci può stare… ma sbagliare montagna…Va beh, dai, capita anche ai migliori!
E all’attacco sono le 12.30.
Il primo tiro ci “infarina” per bene: dopo 3-4 spit relativamente vicini, si parte alla ricerca della protezione perduta. Poi il runout finale che, in caso di sbaglio, prevede una bella planata di almeno 15metri…
Ma noi ne usciamo… Roby è già scettico sul proseguire ma io lo esorto.


Il secondo tiro mi “frigge” alla grande; duro è duro, almeno mezzo grado in più di quanto scritto sulla relazione; lungo è lungo, le protezioni chilometriche (a volte fin troppo…). La roccia, in compenso, è fantastica, quanto di meglio si possa trovare.
La testa c’è ma non da l’imput agli arti di tenere le gocce, di spallare o fare ristabilimenti oltre un tot di metri dall'ultima protezione…
Insomma, dai…, “ho sei in grado di scalare o stai a casa !” mi dico.
“E se non sei in grado di passare in libera, almeno utilizza i barba trucchi che l’esperienza ti ha donato”.
Non mi vuole far passare…
Ma io no! Ne esco…, con qualche barba trucco…
Cominciamo a capire che questa via è fatta di un’altra pasta.



Riparte l’amico sulla “Engelsquergang” (traversata degli angeli), un bellissimo viaggio diagonale alla ricerca della linea più facile di salita.


E la troviamo un’altra volta, in mezzo ad un mare di placche sospese, mentre la luce del sole filtra di traverso dandoci quasi fastidio. Che bello, che ambiente!
Ormai stiamo capendo il gioco, anche se le antenne sono sempre altissime.
Ora mi tocca un tiro “facile”, che tutto è tranne che facile, ma… si sale.
La ciliegina la mettiamo sul tiro seguente: un muro lungo, con un paio di passi cattivi, continuo, di roccia spettacolare, dove però è proibito volare pena possibili salti di oltre 10 metri da quasi tutte le protezioni… Il volo più lungo, tra l’altro, lo si rischia su una clessidrina con kevlar…
E vai… che bello !!!
Ogni movimento deve essere preventivato pena… jump! saltino!
Ma noi no!
Oggi no!

Ormai ci siamo, ancora qualche tiretto più bonario dove si scatena la corsa contro il tempo per calcolare i “secondi” che ci mancano per fare l’ultima doppia prima che diventi buio!
E anche qui ci riusciamo, veramente quasi al secondo…
Alle 18.30 recupero l’ultima doppia, alle 18.38 non vediamo già più nulla.
La discesa nel bosco buio ora diventa rilassante…

Selvaggio... verde








































Condivisione


“Se la saliamo, per festeggiare andiamo a mangiare il pesce; se non la saliamo, per consolarci andiamo a mangiarlo lo stesso!”
Risata…
Questo il nostro motto all’attacco della via !!
Che bello scalare così… Così deve essere…
Perché solo così si riesce a smorzare quel tantino di ansia che a volte ci accompagna prima di una salita, tenendo comunque alto il morale.
E così si riescono a “portare a casa” le belle salite!
La salita… Che dire… Al di la delle solite cose che si dicono (roccia stupenda, tiri logici, ambiente da favola), la cosa più bella è la condivisione con un amico di tutto quello che in quelle lunghe ore ci è successo, ci ha coinvolto.
Ansie prima di affrontare un tiro duro…, paura di volare con lo spit lontano sotto i piedi…, felicità nell’aver superato brillantemente un passo chiave…., gioia di essere arrivati in sosta. Reciprocamente!
La via più bella è quella che un amico vive emozionalmente insieme a te…























Cielito Lindo


Rinvio lo spit ed inizio una traversata esposta. Dopo due metri mi blocco; le mani pinzano due appigli sfuggenti mentre i piedi sono spalmati su placca verticale. Non mi ritrovo con la gradazione e non vedo nulla nel raggio di 6-7 metri se non placche verticali ma…. la via passa per forza di qui.
Tentenno un poco poi parto deciso; mano sinistra in un buco buono, incrocio di destro a prendere una goccia, i piedi sempre su poco sembrano sfuggire.
Arrivo ad un buon buco per la mano, che sembra ideale per un friend; non lavora ottimamente ma di meglio non c’è; dentro! Riparto deciso, ritornare non posso. Ora i buchi si fanno più netti ma la difficoltà non molla; intravedo il prossimo spit a circa 4 metri da me e non posso far altro che maledire l’apritore. “Doveva metterlo ancora un po’ più lontano !!!”
Ma devo rimanere concentrato, altrimenti un bel volo di 15 metri non me lo leva nessuno… Su questa roccia… vuol dire uscire “a sangue”!!!
Guardo il cielo, un profondo blu mi avvolge… Che spettacolo!
Mi vengono in mente le parole di una canzone sentita stamattina e canticchiando smorzo la tensione.
“¡Ay! ¡ay! ¡ay! ¡ay!, ¡canta y no llores!
Porque cantando se alegran,
cielito lindo, los corazones”


Raggiungo lo spit e lo rinvio; ora sono più tranquillo. Un altro ostico muro finale e …sosta! Sono disidratato! mentre recupero l’amico posso godere appieno la bellezza della via.
Un tiro fantastico, che mi ha messo alla prova ma il bello è anche questo.























La mia afa


Dopo mezz’ora di estenuante lotta con il caldo Roby arriva in sosta al primo tiro.
“Io non ce la faccio più” sono le sue prime parole.
"Questo non è arrampicare, è lotta per la sopravvivenza..."
Rido ma sono d'accordo con lui.
E come dargli torto ?
Io nel bosco, fermo, al riparo da un albero, ho caldo a dorso nudo…


Lo raggiungo con due litri in meno di acqua in corpo e subito riparto.
La roccia è superlativa: placche, diedri e strapiombi pieni di gocce, fatti apposta per scalare.
I tiri si susseguono belli e mai banali ma il caldo… quello è il vero problema!
Ogni tiro è una sofferenza…




Una facile placca di roccia fantastica ci porta al tiro chiave, un bellissimo diedro grigio verticale.


Sarà che amo i diedri… Sarà la bella roccia… Sarà quel che sarà… Sta di fatto che lo affronto deciso, trovandolo meno impegnativo di altri tiri precedenti, anche se con chiodatura lunghetta e poco integrabile. Un lungo traverso facile ma esposto su gocce stupende mi porta in sosta. Qui la parete finalmente è in ombra; si suda ugualmente ma almeno il sole non cuoce più.





Recupero Roby che conferma la difficoltà del tiro; poi un’ultima placca stupenda ci permette di raggiungere la cresta di cima. Anche stavolta è fatta ! Una stretta di mano è giù, direzione mare a rilassarsi aspettando di mangiare il pesce!