Benvenuti nel mio Blog!
Un diario personale dove cercherò di non farvi trovare solo gradi e prestazioni sterili ma emozioni legate alle salite, paure condivise con amici, strette di mano, abbracci, racconti semplici e quant'altro ci consenta di sognare...

La placca commovente


Cosa ci fa una struttura di roccia vulcanica effusiva (in poche parole Porfido…) in mezzo a tanta ed ottima dolomia ?!
Uno dei soliti scherzi della natura…
Uno scherzo che ci è stato donato e che noi, dopo milioni di anni dalla sua creazione, utilizziamo per divertirci.
Un gran divertimento !!!
L’arrampicata è simile al granito ma qui la “grana” della roccia è più fine e un poco più scivolosa.
Ma le placche… quelle si che ricordano il granito… e… che placche!!
Si inizia con tre tiri d’assaggio su pilastri e un poco d’erba, dove testiamo la frizione delle nostre suole.




Poi il mio arrivo alla terza sosta è preceduto da testuale citazione del mio compagno: “Posso dire che è una placca commovente ?”
Alzo lo sguardo e visto cosa mi tocca, non posso far altro che confermare la sua versione! Quasi 100 metri di placca liscia inclinata a 80 gradi, incisa da fessurine superficiali dove trovare il giusto equilibrio non è sempre così facile…


Non trovo neanche il tempo per deglutire che già sono in viaggio…
Che viaggio…
Meno male che mi piacciono le placche e che la chiodatura è abbondante, altrimenti chissà che belle planate ! 
Poi è il suo turno; sfoderando tutta la sua bravura mi stupisce sparandosi trenta metri di 6c quasi a vista, per poi bissare con due tiri altrettanto difficili e quasi sempre in libera !! Grande “omonimo”!!


Il prato finale, fresco e con vista a 360°, è la ciliegina sulla torta per commuoversi….

Il camino tetro ed infernale



Nella mia piccola esperienza arrampicatoria mai mi era capitato di leggere una relazione di questo tipo: “L'ascensione è di media difficoltà ma veramente "alpinistica", molto interessante, complessivamente impegnativa dal punto di vista fisico nonché rilevante per lo sviluppo della salita e la lunghezza e laboriosità della discesa, che avviene in un ambiente a dir poco "tetro ed infernale". Quindi un’ascensione assolutamente da non sottovalutare. Gli amanti delle salite "d'autore", alpinistiche e d’avventura rimarranno veramente soddisfatti. L'ambiente è estremamente solitario”
Al di la della difficoltà alpinistica e dell’ambiente solitario, ingredienti che amo, quello che mi ha colpito e mi ha spinto a salirla è la discesa lungo il “tetro ed infernale “ camino…
“E che sarà mai ? Ho visto cose che voi umani…”
Ma non avevo ancora visto il “tetro ed infernale” camino…
Aggiungiamoci anche 200m di lunghezza, lurido, melmoso ed estremamente pericoloso per il recupero delle corde, la classica nebbia delle Pale e abbiamo tutti gli ingredienti per dire “no, grazie, oggi preferisco andare da un’altra parte”.
Ad un certo punto il mio compagno, al limite tra lo sconforto e il ribrezzo, esclama: “Ma qui ci vivono delle creature strane !”


L’avventura odierna finisce nel camino ma, come ricorda la relazione, inizia già all’attacco.
Cento venti metri che, neanche a farlo apposta, sbagliamo a salire, ficcandoci in un rumego dolomitico da paura… Due bellissimi tiri su erba verticale inframezzata da appigli friabili, dove bisogna tenere le antenne mooolto alte per non rischiare di inchiodarsi.
Poi però inizia la salita vera e quella si che ci impegna, ma ci piace; il percorso sempre logico ma da cercare, la roccia sempre buona, la chiodatura inesistente, le soste da attrezzare, l’ambiente molto solitario…
Proprio quello che cercavamo.








La via ?! Una classica di una classica coppia… Una signora salita, anche se i gradi sembrano facili!

E se lo dice un navigato dolomitista bolzanino…. noi non possiamo far altro che confermare la sua tesi!

Ruchin


Ercole Esposito "Ruchin" (sx) e Emilio Galli (dx)

Sono molte le vie aperte da questo forte e poco conosciuto alpinista, quasi tutte pochissimo ripetute in quanto estremamente difficili e/o pericolose per la qualità della roccia.
Un “ometto” di 150cm scarsi per un peso di poco superiore ai 40kg, prerogativa questa - unita ad una straordinaria capacità arrampicatoria e ad una testa incredibile - che gli consentiva anche di salire su roccia di scarsa qualità dove nessun altro poteva restare attaccato.
In poche parole era il re del friabile.



Ma non tutte le sue vie sono friabili, anzi.
Alcune non lo sono affatto e si svolgono su roccia ottima.
Una di queste è una piccola perla delle Pale di S. Martino, una salita poco frequentata che riserva bellissimi tiri su roccia da favola!



E’ vero che non ha la continuità della vicina Frisch e nemmeno la paternità di un personaggio come “il Bruno”, ma in fatto di qualità della roccia, linea di salita, ambiente selvaggio, e non ultimo, un tiro di variante iniziale non banale, risulta una salita di tutto rispetto.




Insomma una salita bella e piacevole dove non si fa la coda.
In onore al piccolo grande alpinista di Calolziocorte.

P.S.: Per chi dopo la ripetizione di questa via avesse dei dubbi sulle capacità alpinistiche di Ruchin o volesse conoscerlo meglio…
Leggete il bellissimo libro "Storia di un piccolo grande alpinista" edito dal CAI di Calolziocorte e “provate” a ripetere qualche altra sua via.
Vi renderete conto di cosa era capace!

Under Pressure


Dopo un periodo di fermo arrampicatorio di un mesetto (ebbene si… gli anni passano e gli acciacchi arrivano!) un caldo sabato di fine primavera optiamo per una via lunga e ben protetta, in ombra, che ci dia la possibilità di riprendere divertendoci e, allo stesso tempo, di fare un po’ di fiato sulla lunghezza.
La Svizzera è vicina e il suo buon granito ci richiama…
Dopo la solita “pelata” per cappuccio e brioche (quasi impossibile in Brianza trovare un bar aperto alle cinque di mattina !), gli stordenti tornanti dei passi svizzeri ancora innevati ci conducono alla nostra meta.
Sappiamo che non saremo soli; quelle costosissime ma utilissime pubblicazioni elvetiche non danno scampo, soprattutto se l’avvicinamento è limitato.


Così attacchiamo dietro una cordata di simpatici ragazzi di Zurigo, pressati da una guida alpina con clienti che dice di non aver fretta ma, ad ogni tiro, insiste chiedendoci: “Zwei schusse kombiniert ?” (Perché non avete unito due tiri ?)
La pressione si fa subito forte dopo il primo tiro e così, uniamo il secondo e il terzo, ma il risultato non è rilassante…


Va bene correre ma quando lo decidiamo noi…
Ormai però il dado è tratto e, con ritmo elevato, superiamo tiro dopo tiro la parete che ci riserva una stupenda arrampicata lungo placche, diedri e fessure di roccia spaziale.




Un tiro in particolare ci lascia a bocca aperta, superando per quaranta metri una fessura diagonale indimenticabile! 


Bellissima anche una placca d'aderenza, dove riesco a dare il meglio di me superandola con quasi elegante maestria.



Verso la fine riusciamo a concederci una scalata di marcia, ormai il pressante teutonico è dietro qualche tiro e se ne sta buono buono; pensava di passarci brillantemente… ma non è stato così.



Veloci doppie ci depositano alla base dove riusciamo a concederci pure una simil sciata su un residuo valanghivo prima di raggiungere la nostra auto.
Vale la pena salire la via solo per i quattro consecutivi tiri mediani, uno più bello dell’altro!


Semplice constatazione di fatto


Sono sempre più convinto che non sono capace di scalare…
Quando mi scontro con alcune realtà, abbasso il cappello facendo i complimenti ai primi salitori e lo penso seriamente.
Seth Abderhalden…
“Carneade, chi era costui ?”
Per moltissimi nessuno, per pochi addetti ai lavori un grandissimo alpinista svizzero scomparso prematuramente all’età di 34 anni. Compagno di scalata di altrettanti grandi nomi quali Niedermann, Diener, Anderruthi. Qualcuno lo definisce uno dei migliori alpinisti europei degli anni ’50.
Ma solo questo non basta…
Bisogna toccare con mano.
E noi andiamo a toccare una delle sue salite, così per picchiarci il naso. La salita rientra nelle 100 salite estreme del libro di Walter Pause, quindi… siamo avvisati.


Subito sul primo tiro ci rendiamo conto di che pasta erano fatti questi Sfizzerotti che parlavano poco e scalavano forte.


I tiri si susseguono sempre più impegnativi, tiri che, saliti oggi con le scarpette, ci impegnano non poco; chissà ai tempi con gli scarponi! Se poi ci aggiungiamo che la roccia il più delle volte è discreta…




Per fortuna che, tirando ai dadi, non è uscita l’altra sua via che mi attirava*… non oso immaginare come sarei tornato a casa !

* “Seth Abderhalden Gedenkführe” – Grosse Drusenturm