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Un diario personale dove cercherò di non farvi trovare solo gradi e prestazioni sterili ma emozioni legate alle salite, paure condivise con amici, strette di mano, abbracci, racconti semplici e quant'altro ci consenta di sognare...

Al servizio dello Stato


Giuramento 1992
Gennaio 1992
Tutto iniziò in una fredda giornata di gennaio.
Mia mamma riceve una telefonata da Aosta: “Buongiorno, sono l’assistente del Generale Varda; suo figlio si deve presentare il prima possibile al suo distretto per il servizio militare; la sua richiesta alla Scuola Militare Alpina è stata accolta*”.
Dopo due giorni mi presento al distretto di Brescia riferendo di questa comunicazione: nessuno mi ascolta! Guardano le carte e mi rispondono che sono destinato altrove, zona Veneto, ma verrò chiamato fra qualche mese, non prima di aprile.
Torno a casa e non ci penso più, avranno sbagliato.
Poi, una settimana dopo, un’altra chiamata, simile alla prima; mi sollecitano a presentarmi nuovamente al distretto e ritirare la cartolina per partire.
Ritorno al distretto; stesse risposte della settimana prima: “Qui, al momento, non c’è nessuna destinazione per lei, nessuna richiesta da parte della SMALP di Aosta, stia tranquillo non partirà almeno fino a primavera”.
Ritorno, chiamo Aosta e comunico quello che mi hanno riferito; “Contattiamo noi il distretto” mi viene riferito.
Qualche giorno dopo sono all’Aprica in albergo a godermi la mia settimana bianca; erano anni che non facevo qualche giorno sulla neve.
L’occasione era arrivata quando Mauro, mio cugino con il quale lavoravo, mi aveva proposto di accompagnarlo a sciare per qualche giorno.
Tutto ad un tratto, verso sera, ricevo una telefonata in camera; è mia mamma.
“E’ arrivata la cartolina, domani devi presentarti alla Caserma Testafochi di Aosta”.
Gelo! Un colpo…poi… va beh, sa da fare!
Mollo tutto e il giorno dopo sono a casa; chiamo il distretto e comunico che quel giorno non potrò presentarmi; mi viene detto di presentarmi il giorno dopo.
Treno…
Alle 14.00 arrivo ad Aosta con tre ragazzi che ho conosciuto, diretti come me in caserma: Gianola, Pomoni e Zanetta.
Alle 15.00 la nostra giovane vita è… già cambiata!!
Settimane passate a marciare avanti e indietro sul piazzale con temperature sotto lo zero, ore in coda per pranzare, nonnismo perenne.
Poi, dopo un mese, il C.A.R. finisce, per noi alpini, con un bel campo invernale: destinazione Gran Paradiso, marzo 1992.
Un ricordo stupendo e indelebile anche dopo vent’anni…
Ritengo sia stata l’uscita in montagna che più mi ha provato fino ad oggi! Nemmeno i grandi vioni alpini mi hanno provato così!
Zaino enorme, oltre 30 kg, pieno di cose inutili; fucile, vibram, lucido da scarpe, set da cucito, pantaloni alla zuava, gavetta in alluminio con residui di cibo inasportabili (?!) di 10 anni prima…; e poi, freddo… tanto freddo, neve… tantissima neve, fatica… incalcolabile!
Ma anche felicità, tanta felicità per aver condiviso questa grande esperienza con i miei commilitoni, alcuni dei quali, in alcuni momenti, non avevano veramente più lacrime per piangere…
Da questo punto di vista sono convinto che il militare sia una scuola di vita; ti fa imparare a tener duro anche quando, soprattutto a vent’anni, vorresti mollare tutto.

Campo invernale al Gran Paradiso, 30kg di zaino!

Campo invernale - salita al Gran Paradiso, con il fucile !

Campo invernale - in vetta alla Tresenta
Dopo il CAR vengo destinato al plotone alpieri di La Thuile, i Lupi della Caserma Monte Bianco!
Leggendo dopo anni la storia di questo plotone non posso far altro di essere fiero ed onorato di avervi fatto parte…
Subito mi accorgo che qui non sarà un anno facile, dal punto di vista fisico.
Tutte le mattine, ma proprio tutte, anche quando nevica o ci sono 20 gradi sotto zero, adunata e poi via a fare sci alpinismo; rientro verso le 14.00, cambio tattico degli indumenti e poi - come diceva il mio Tenente, Martino “Mengele” Felicetti - “una corsetta blanda blanda per sciogliere i muscoli”: dai 15 ai 20 km in salita verso il Piccolo S. Bernardo…!!
Le prime settimane siamo talmente devastati che alle 18,00, orario di libera uscita, anziché andare a farci un giro, andiamo in branda a riposare…
Dopo un mese, per la regola “o muori o diventi un toro”, divento un torello!
Il bello è che a queste punizioni corporali modello nazista devono sottostare, senza proferire parola, tutti i commilitoni, finchè morte non li separi dalla vita terrena; quindi va a fare sci alpinismo anche chi non ha mai messo gli sci in vita sua!
Ho ancora negli occhi le immagini di una sci alpinistica al Monte della Croce: oltre un metro di fresca, pendio ripido e boscoso; per me una goduria, per qualche amico commilitone che era la prima volta che metteva gli sci… la morte!
Se non si sono rotti l’osso del collo è stato un miracolo.
Oltre alla punizione corporale, una volta rientrati in caserma – a volte anche un’ora dopo gli altri, perché nessuno ti aspettava – dovevano subirsi la punizione psicologica, davanti a tutti, fatta di insulti e screzi. Tutto ciò aiutava a farti sentire…. importante!
Dopo qualche mese, durante i quali sono riuscito a sopravvivere, sono stato inviato insieme ad altri commilitoni, a Courmayeur presso il Centro Sportivo dell’Esercito.
E qui la pacchia!
O trascorso sei mesi durante i quali passavo quasi tutte le mie giornate ad arrampicare, sia per i fatti miei sia con i corsi di alpinismo che l’Esercito organizzava.
Un mese ai Resinelli a maggio a scalare, quindici giorni a luglio in Dolomiti, un mese ad agosto in Valle d’Aosta, un mese a settembre ancora ai Resinelli…. che fatica!
Il tutto condito da 4-5 gg di licenza premio ogni 25-30gg di corsi!
Che bello! Ho avuto la possibilità di fare quasi 150gg di licenza in un’anno di militare!

Corso per Ufficiali - dopo la salita al Gran Paradiso

Corso per Ufficiali - vetta Ciarforon
Poi, quando il freddo ha cominciato ad avvolgere la Valle, quindici giorni a Cervinia a fare il corso per diventare Istruttore Militare di sci.
E così ho cambiato nuovamente la mia Naja… trasferito in battaglione ad Aosta, proprio dove avevo fatto il C.A.R., ad insegnare ai militari di leva a sciare.
Che tristezza… tutti i giorni a piedi fino alla funivia per Pila e poi a sciare fino alle 15.00!!
E poi, il pomeriggio, a sciolinare e rifare il fondo degli sci tra una puntata e l’altra allo spaccio!
Purtroppo questa pacchia prima o poi doveva finire e dopo esattamente 366 gg sono stato congedato. Forte è stata l’intenzione di fare domanda di fermo di leva a vita; poi, però, a vent’anni le cose nella testa sono altre, forse meglio così.
Sta di fatto che ho passato uno dei momenti più belli e variegati della mia vita… un momento che, di sicuro, non tornerà più!




* ai tempi, per entrare nella SMALP, bisognava fare richiesta scritta presentando un curriculum alpinistico.




 

Aig. du Midi

Caserma Courmayeur - Cugnetto, Butch e io


Campo estivo al Gran Paradiso - con M. Menabreaz

Falesia val di Rhemes

Corso AR1

Rif. Gonella con Marco Camandona






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