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Un diario personale dove cercherò di non farvi trovare solo gradi e prestazioni sterili ma emozioni legate alle salite, paure condivise con amici, strette di mano, abbracci, racconti semplici e quant'altro ci consenta di sognare...

Fantasma

Inverno 1993.
Con Fabrizio, dopo molti tira e molla, decidiamo di salire al rif. Coca per andare a ripetere il Couloir Fantasma al Pizzo Redorta.
Ho già salito il canale lo scorso anno con Giò e l’avevo trovato molto bello, con qualche passo impegnativo.
Ora, dopo una stagione trascorsa sulle cascate, siamo di nuovo qui per misurarci con lo stesso.
La mattina partiamo presto dal locale invernale ma dopo circa mezz'ora Fabrizio si ferma e non vuole più continuare; è avvolto da un’alone di paura e sconforto per la salita che andremo ad affrontare. Dopo circa mezz'ora passata a cercare di convincerlo, decide di non venire… Preso dalla foga non riesco ad accettare una sconfitta prima ancora di partire e decido così di andare da solo.
Per poter essere più leggero non porto con me niente, se non lo zaino con le cose essenziali; niente corda, niente chiodi, solo casco, piccozze e ramponi.
Forse una pura follia ma per quel giorno una scelta lucida e azzeccata!
Sono molto in forma su ghiaccio; in Val Paghera ho già salito tutte le cascate da solo slegato e oggi mi sento bene. Dopo una prima parte di neve dura il canale finisce contro le rocce e qui parte un diedro/colatoio a sinistra con pendenze sui 70°-75°. Salgo deciso fino a raggiungere un canalino dove un passaggio quasi verticale sbarra l’uscita nel canalone superiore. Arrampicando tranquillo supero il passaggio impegnativo e mi trovo nel canalone superiore; qui la pendenza resta costante sui 50° con qualche passaggio più ripido ma non devo perdere la concentrazione. Con arrampicata stupenda, in una giornata per me unica, dopo solo due ore circa raggiungo la vetta del Pizzo Redorta spazzata da un forte vento ma baciata da qualche caldo raggio di sole. La gioia è incontenibile… Poco dopo raggiungono la vetta alcune persone che, avendomi visto sbucare dalla parete est, chiedono dove sia il mio compagno.
“Sono solo” è la mia risposta; “il mio compagno mi aspetta al Lago di Coca”.
Con la gioia e la foga di un ventenne che ha appena scoperto un gioco nuovo, di corsa scendo alla bocchetta dove sbuca il canale Tua e subito risalgo verso la Fetta di Polenta; il percorso lo conosco bene per averlo già fatto parecchie volte e mi consente, in poco più di un ora dal Redorta, di raggiungere il lago di Coca e Fabrizio che mi aspetta al rifugio.
Giornata magnifica, una di quelle da non dimenticare... 

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