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Un diario personale dove cercherò di non farvi trovare solo gradi e prestazioni sterili ma emozioni legate alle salite, paure condivise con amici, strette di mano, abbracci, racconti semplici e quant'altro ci consenta di sognare...

Il frigorifero

Agosto 2004
Fa molto caldo… a dorso nudo, madidi di sudore, saliamo al Sass Furà; siamo in tre, Ivano, Gianca ed io.
La nostra nuova metà è il pilastro nord ovest del Cengalo.
Il rifugio, come sempre, è pieno zeppo; moltissime le cordate che vanno allo spigolo nord, molte le cordate sulla Cassin, poche le cordate sulla Gaiser – Lehmann…


Partiamo presto. Alle 4 del mattino di una notte senza luna vaghiamo al buio in cerca della cengia del Viale; la troviamo abbastanza agevolmente per poi perderci, sempre al buio, sulla morena del ghiacciaio del Cengalo. La luce ci coglie in mezzo al ghiacciaio, sotto l’enorme muraglia della nord est; che paura che fa da qui !! Dall’attacco della Cassin è tutt’altra cosa ! Veloci raggiungiamo il pilastro del Cengalo ma subito sbagliamo attacco; al secondo tiro, un diedro strapiombante bagnato ci fa capire che forse non siamo sulla via giusta… chiodo, doppia e via, verso destra su sfasciumi paurosi.
Saliamo in conserva per un poco poi ci leghiamo e iniziamo a fare tiri su roccia pessima; dove una volta c’era il nevaio basale, ora è tutto rotto e marcio!
Dopo circa 8 tiri di corda raggiungiamo il diedro segnato come primo tiro della nostra relazione… bene…, vorrà dire che la via non sarà di 22 tiri ma di 30!
Superiamo i primi tiri impegnativi lungo bellissimi diedri ancora in ombra per sbucare sulla cengia baciati dal sole.
Ora la salita prosegue su stupende placconate di ottimo granito; i chiodi sono pochi e i tiri sono poco proteggibili ma la roccia è bell’aderenzosa !
Tiro dopo tiro ci troviamo immersi in un mare di placche dove serve un poco di intuito per non sbagliare via; qui i primi salitori, nel lontano 1937, con gli scarponi ai piedi, hanno compiuto un vero capolavoro… Veramente dei grandi!
Un ultimo passo in placca impegnativo ci conduce sotto le lame bianche, dove un ultimo tiro su roccia da tirare con attenzione, ci porta sul facile. In breve siamo in vetta. Siamo felici. Nel tardo pomeriggio giungiamo alla Gianetti. Il rifugio è pieno e Mimmo ci trova spazio nel locale invernale; battiamo i denti tutta la notte per il freddo e l’umido ! La mattina non vediamo l’ora di uscire da questo frigorifero. Forse avrebbe fatto meno freddo fuori…

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