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Un diario personale dove cercherò di non farvi trovare solo gradi e prestazioni sterili ma emozioni legate alle salite, paure condivise con amici, strette di mano, abbracci, racconti semplici e quant'altro ci consenta di sognare...

Bagno refrigerante

Agosto 2000
Dopo l’Americana al Dru mi è venuta voglia di mare.
Ma… il mare, per un alpinista, significa mare e scalata, ovvero Sardegna, Kalymnos, Calanques.
Una sera, sfogliando uno dei primi numeri della rivista Su Alto, leggo un servizio su Paklenica, un selvaggio parco nazionale sulla costa Croata, famoso in tutto il mondo per le sue bellissime vie su calcare da urlo!
Non ci sono mai stato ma gli amici me ne avevano sempre parlato bene.
Quindi deciso, si parte: destinazione Starigrad-Paklenica!
Siamo in quattro: io e Irene, Gio e Silvia che ci raggiungeranno due giorni dopo.
Peccato non avere fatto i conti con due “piccoli” problemini d’agosto: il traffico e il caldo…
Del primo ci rendiamo subito conto a Padova, quando i cartelli segnalano 15 km di coda alla barriera di Mestre ! Disastro ! Va beh, siamo in ferie.


Dopo un paio di ore viaggiamo destinazione Trieste ma la coda è nuovamente in agguato: oltre 20 km di coda alla barriera di Trieste ! La vacanza ora si sta trasformando in un inferno…
Dopo un viaggio apocalittico durato 17 ore, alle tre di notte raggiungiamo la nostra abitazione a Starigrad, il villaggio alle porte del parco di Paklenica; siamo disintegrati!
La mattina di buon ora andiamo a scoprire il canyon e rimaniamo letteralmente folgorati dall’enorme quantità di roccia presente! Subito ci buttiamo su una via di 300m di 6b obbligato che supera, su roccia stupenda, un possente paracarro verticale strapiombante.


Debeli Kuk - via Senza Pietà
Il caldo si fa sentire ma abbiamo avuto l’accortezza di attaccare a metà giornata una via a est.
Il giorno seguente andiamo alla scoperta dell’Anika Kuk, la grande parete a forma di prua di nave esposta a ovest famosa per le sua roccia. Scegliamo la classica Mosorasky, una via di quinto-sesto grado che sale una bella linea di diedri-fessure a sinistra della prua. Anche stavolta siamo fortunati e quando il sole ci raggiunge siamo già sulle ultime facili lunghezze.


Anika Kuk
La sera ci raggiungono Gio e Silvia.
Il giorno dopo io e Gio siamo già impegnati sulle belle ed impegnative placche della via Infinito: roccia da urlo, ambiente da favola! E anche stavolta prendiamo una scaldata ma.. non troppo.
La quarta volta però il sole non ci perdona…
Io e Irene attacchiamo troppo tardi, ma attacchiamo ugualmente; è la volta della bellissima Kaca, una via di Knez sempre sul Trapezio dell’Anika Kuk. La salita è stupenda; alcuni tiri facili sono la porta d‘ingresso alle fessure chiave della parte alta, su roccia abrasiva. Il sole ci coglie però improvviso a metà parete e quando usciamo siamo già disidratati! Contrariamente alle vie sul paretone, le vie che salgono sul Trapezio richiedono ancora circa mezz’ora di salita a piedi lungo la rocciosa cresta sud ovest. In vetta le prime visioni mistiche; arrivati nella valle, al secondo ponte non ce la faccio più, sono colto da un colpo di sole. Vedo una pozza d’acqua ferma, è salmastra da far paura ma non resisto più: immergo la testa completamente per ottenerne refrigerio e, finalmente rinasco! Ne esco con la melma che mi ricopre il viso ma ne è valsa la pena.
Poi di corsa verso la macchina, senza togliere l’imbrago parto e raggiungo la spiaggia dove, dopo essermi liberato dalla ferraglia, alle sei di sera mi aspetta un ottimo bagno refrigerante e… pulente!
Mai più Paklenica ad agosto!


Roccia da urlo sulla via Armadillon

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