Benvenuti nel mio Blog!
Un diario personale dove cercherò di non farvi trovare solo gradi e prestazioni sterili ma emozioni legate alle salite, paure condivise con amici, strette di mano, abbracci, racconti semplici e quant'altro ci consenta di sognare...

Il gioco


Nella mia limitata esperienza arrampicatoria sono sempre piu' convinto di una cosa; non ci sono vie brutte o vie belle da scalare... ogni via e' brutta o bella a secondo del nostro personale ed unico giudizio e del nostro momentaneo stato mentale. E siccome ritengo che ogni salita abbia una sua anima, una sua personalita', quando scalo cerco di cogliere da ognuna queste sue caratteristiche.  Linea logica o illogica, placche compatte o erbose, roccia ottima o marcia... Che importa! Particolarita' diverse per vie diverse... Che ogni volta ci fanno cogliere e maturare esperienze diverse. Ci fanno crescere interiormente. Quello che invece ritengo importante e' la pericolosita' della salita, che e' vero a volte e' determinata da questi fattori ma...non sempre e non solo.  Non e' vero che se volo sul compattissimo calcare svizzero non mi faccio nulla mentre su un tiro di insana dolomia mi faccio male... E le protezioni messe? E la verticalita' della via ?  Ma lasciamo perdere...entreremmo in un lungo e complicato labirinto  dove ognuno puo' avere ragione e torto. L'importante e' giocare e divertirsi,  se non mi diverto scendo, tornero' un'altra volta piu'  motivato.
Un solo motto bergamasco: "diertis e fas mia mal".

Non basta solo la voglia



Aprile 2009
E’ da molto tempo che sognavo questa salita…
La prima volta che vidi la parete era il 1998, a febbraio, in occasione di una veloce salita su Petit Viking alla Pointe du Domino.
A dire il vero, in quell’occasione rimasi estremamente colpito dalla linea e dalla bellezza della Ginat alle Droites che quel giorno non attaccammo perché sia io che il mio compagno pensavamo di non essere all’altezza di tale salita.
Che stupidi… con tutta quella energia, fisica e mentale, che allora avevamo addosso!!
Il pensiero ogni tanto ritornava, ma complice la mancanza di allenamento, di compagni e non ultimo di tempo, veniva sempre richiuso nel cassetto.


Quest’anno le condizioni non sono buone ma la voglia è tanta.
Così, all’ultimo momento, un weekend di primavera organizzo con Cristian la salita; il meteo sembra buono e “bisogna” andare…
Il diavolo, però, ci mette lo zampino sin da subito.
Il vento sferza la vallata e non permette l’apertura del secondo troncone della funivia per i Grandes Montets per tutto il giorno, quindi… a piedi da Lognan!
Risaliamo i ripidi pendii che ci portano sotto i Grandes Montets e attraverso un colle raggiungiamo il ghiacciaio; lunga discesa fino a raggiungere il piatto ghiacciaio d’Argentiere e risalita al rifugio che raggiungiamo all’ora di cena. Eterno…
Sono già stanco ancor prima di iniziare…

La parete è secchissima; una riga di ghiaccio in mezzo al nero delle rocce.
Poco prima del tramonto, assistiamo all’uscita in vetta di una cordata…


Alle 3.00 siamo già in movimento; la giornata è stupenda, il freddo non troppo intenso ma… a parte due luci di frontale che salgono alle Droites, non vediamo nessuno! Come mai ?
Ancora al buio attacchiamo la terminale che, al buio si rivela non banale con un tiro strapiombante su neve inconsistente.


Poi un budello di ghiaccio a 80° vicino alle rocce ci porta sul pendio iniziale. Pendio ?! Quale pendio ?! Non esiste più nulla… Solo un ammasso di rocce rotte e sassi mobili a 65°-70° continui inframezzati da lingue di neve e ghiaccio nero più ripidi… Che tristezza !! Ecco perché oggi non c’è nessuno…




La salita è tecnica ed impegnativa per l’impossibilità di proteggersi adeguatamente e la continua caduta di sassi dall’alto che ci fischiano a pochi metri di distanza. Le vecchie relazioni - che riportano la salita come un pendio costante di neve/ghiaccio interrotto da due salti più impegnativi sui 65°-70° - sono praticamente inutili e da buttare nel cesso!!



Ma noi saliamo bene, anche se lenti: l’impegno tecnico non è un problema, è l’impegno fisico che si fa sentire.



Io quest’inverno sono pochissimo allenato e pago la voglia di salire… Poco prima di metà parete, visto l’inesorabile scorrere del tempo, dobbiamo dire addio al nostro sogno, pena un bivacco senza abbigliamento adeguato.
A malincuore scendiamo in doppia lungo questo ghiaione, con pericoli ancor maggiori della salita, tra i quali la rottura di un cordino (per scrupolo poco prima integrato con uno dei miei) sul quale siamo appesi in due…

Una lunga sciata sul ghiacciaio ci riporterà felici ma non appagati alla macchina.
Ritorneremo con condizioni migliori…