Benvenuti nel mio Blog!
Un diario personale dove cercherò di non farvi trovare solo gradi e prestazioni sterili ma emozioni legate alle salite, paure condivise con amici, strette di mano, abbracci, racconti semplici e quant'altro ci consenta di sognare...

Petit Dru


Il Dru da Montenvers
Luglio 2000
Dopo tre anni sono di nuovo qui, sotto questa immensa parete. Questa volta, per scongiurare il danno precedente, abbiamo deciso di salire da Montenvers; il percorso è più lungo ma, in questi ultimi anni secchi, meno rischioso che dai Grands Montets.
In tre ore di cammino raggiungiamo il Rognon, una zona di terrazze e grandi massi alla base della parete ovest del Dru. La parete, dopo la grande frana del settembre 1997, è letteralmente cambiata e incute paura; uno squarcio di trecento metri di altezza per cento di larghezza segna una delle più estetiche pareti delle alpi.

Rognon du Dru
Solo essere qua sotto ci eccita; la nostra idea è quella di ripetere la Diretta Americana, che sale la parete ovest e si unisce alla via Magnone ’52 al bloc coincè .
Un bel masso si rivela il bivacco ideale per la notte. Lauta cena e tramonto indimenticabile.


Bivacco
Alle prime luci dell’alba siamo all’attacco; una lunga cengia verso destra ci porta all’inizio della via. Con noi due ragazzi olandesi.
Fessure e diedri/camini all’apparenza facili ci portano velocemente sulla cengia mediana dove riposano chili di scatolette, resti di corde, zaini, vestiti; dove noi oggi corriamo veloci al sole qualcun altro, prima di noi, non deve essersela passata bene…

Zoccolo
Arriviamo alla base del diedro di 45m; qui la musica cambia. Un’unica e stupenda fessura verticale/strapiombante segna per una lunghezza l’intera porzione di parete, non si può sbagliare.
Le difficoltà crescono enormemente ma, i nostri “amici a quattro camme” ci vengono incontro…


Diedro di 45 metri
I tiri successivi, lungo sottili fessure verticali, ci sembrano ancora più impegnativi.

Sopra il diedro di 45 metri

D’un tratto Giò urla e vola; qualche metro sotto un bel Camalot però fa il suo dovere.
Una botta all’anca però non ci ferma.
All’inizio del pomeriggio sbarchiamo nel grande diedro Mailly e raggiungiamo la nostra meta.


Verso il diedro Mailly
La discesa in doppia la facciamo in pieno sole.
Ad un tratto della discesa un boato scuote l’aria e la montagna.
Dall’alto una enorme valanga si è staccata dalla niche e sta precipitando a valle; due doppie più in basso non ci saremmo stati più… Fortuna vuole che non abbiamo lasciato nulla sulla cengia d’attacco.
Stanchi ma felici raggiungiamo il nostro giacilio; è tardi e sia noi che i due olandesi decidiamo di fermarci a dormire.
Divideremo quello che resta della cena della sera prima in quattro; una busta di purè al prosciutto: squisita!
La mattina ci sveglieranno direttamente loro con una tavoletta di cioccolato in cambio; che bella questa reciprocità alpina!
Diluvia…
Sotto un’acqua torrenziale ripercorriamo la ripida morena del Dru rischiando un paio di volte di ammazzarci sui massi scivolosi e, fradici ed infreddoliti come pulcini, raggiungiamo il beneamato trenino.
Una bellissima avventura!

Montenvers

1 commento:

  1. ...e finalmente le mille avventure dei tempi che furono,
    le immagini e le parole, prendono forma!
    ...e finalmente questo giovane Michele impegnato su ghiaccio e roccia,
    con l'entusiasmo e l'esperienza della gioventù,
    possiamo vederlo e conoscerlo meglio!
    entusiasmante e spettacolare questo blog, davvero...ben fatto!

    pian piano lo leggerò bene tutto...continua a postare!
    a presto,
    ettore.

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