Benvenuti nel mio Blog!
Un diario personale dove cercherò di non farvi trovare solo gradi e prestazioni sterili ma emozioni legate alle salite, paure condivise con amici, strette di mano, abbracci, racconti semplici e quant'altro ci consenta di sognare...

Il segnale


Due grandi persone….
umili, creative, intelligenti, visionarie e….non più giovani!
Ci sono voluti due “quasi sessantenni” per compiere l’impresa del secolo, quella che molti avevano tentato ma non avevano portato a termine. Ci sono volute tutta la loro esperienza (e di quella ne hanno da vendere i due…*) e la loro determinazione per domare la “criniera” della grande montagna!
Dopo quasi due anni dalla salita destano in me ancora profonda ammirazione!
Hanno dato un segnale….
Si può fare ancora tanto e ancora meglio su quelle cime, senza grosse spedizioni commerciali e tonnellate di rifiuti!
Il segnale che Boardman e Tasker diedero quasi quarant’anni fa!!

http://play.montagna.tv/media/2813/i-titani-della-mazeno-ridge-intervista-a-sandy-allan-e-a-rick-allen/


* Sandy Allan ha alle spalle grandi salite sulle montagne himalayane tra le quali un tentativo in velocità e in solitaria alla grandissima cresta nord est dell'Everest nel 1985 terminato a 8150m e un tentativo alla Mazeno Ridge nel 1992 con la spedizione guidata da Doug Scott. Rick Allen, oltre ad aver salito numerosi ottomila e molti settemila in stile alpino, nel 1993 ha superato la parete nord del Dhaulagiri.

Visionari

Se dovessi scegliere tre salite fondamentali nella storia dell’alpinismo sulle grandi pareti, senza ombra di dubbio sceglierei queste. Non perché superiori ad altre ma perché, indiscutibilmente, nell’ambiente alpinistico hanno destato scompiglio, incredulità, sgomento!
Salite portate a termine da visionari, che hanno fatto compiere all’evoluzione alpinistica un balzo di 20 anni!


Changabang, 6894m, Parete Ovest, 15 Ottobre 1976.
Peter Boardman e Joe Tasker (Inghilterra) raggiungono la vetta dopo 25, compiendo un'impresa storica per l'epoca, salendo l'impressionante parete ovest di 1600m di dislivello utilizzando, in stile alpino, le tecniche di arrampicata da big wall su difficoltà continue di VI/A3 in totale isolamento per più di 20 giorni. La bellissima storia è raccontata nel libro "La montagna di luce" Ed. Corbaccio, 2001.



Grande Torre di Trango, 6286m, Parete Est, Norvegian Pillar, estate 1984. Christian Doseth, Finn Daehli, Stein Aasheim e Dag Kolsrud (Norvegia), superarono i 1600m dell'affilatissimo pilastro est della Grande Torre di Trango, uno dei più grandi problemi alpinistici del globo, introducendo la filosofia del free climbing abbinato allo stile alpino su una parete himalayana. In discesa la tragedia... Pietra miliare dell'alpinismo di altissimo livello, la via venne ripetuta solamente nel 2008 da un forte team di quattro alpinisti norvegesi. L'avvincente avventura e la storia del visionario Doseth sono narrate nel libro di Fabio Palma, "Senza ritorno", Ed, Alpine Studio, 2010.


Annapurna, 8091m, Parete Sud, 10 ottobre 2013
Ueli Steck, solo, supera in 28 ore a/r i circa 2500m della gigantesca parete sud dell’Annapurna lungo una parziale via nuova (prima parte via Lafaille-Beghin), entrando senza dubbio nell’Olimpo dei grandi visionari. E qui siamo nella realtà odierna.


Altri grandi visionari hanno dato un grosso impulso alla storia dell’alpinismo, inglesi in primis…. Nomi quali gli inglesi Bonington, Scott, MacIntyre, Venables, Fowler, i polacchi Kurtyka, Wielicki, Kukuczka o gli sloveni Jeglic, Karo e Knez sono solo alcuni tra i migliori. A voi la voglia di scoprirne altri.
Se volete leggere qualcosa di diverso, vi consiglio uno stupendo libro fotografico....


Tre giorni su cascate. Giorno #3: con la dolcezza si ottiene tutto


La tempesta è finita.
L’alba del terzo giorno si presenta livida anche se il meteo prevede una finestra di 5-6 ore di bel tempo. Oggi direzione Cogne: il pericolo valanghe è alto (grado 4) e le cascate nelle valli principali non sono sicurissime. Decidiamo di evitarle.
Si parte presto per sfuggire alla ressa, destinazione Lillaz. Siamo la seconda cordata e, ben presto, dietro di noi si forma la coda: alla prima sosta conto sessanta (60!!) persone che si preparano per salire, incuranti dei problemi che questo potrebbe creare! Eh si…. È proprio vero… la montagna è assassina!!
La cascata è facile ma scegliendo le linee giuste riusciamo a trovare i posti adatti per quello che ci serve. Anche oggi siamo in tre: i miei odierni compagni sono due simpatici ragazzi veneti. Con allegria cerco di smorzare la loro giornata/esame e con piacere noto che il clima teso della mattina si fa più leggero man mano che saliamo. Non mi è mai piaciuto abusare del “potere” che in queste situazioni mi è stato conferito. Trovo che considerazione per la persona che si ha di fronte, rispetto nelle sue capacità e un pizzico di allegria possano mettere a suo agio chiunque, permettendogli di dare il meglio di se, senza per questo fare notare loro distrazioni o gravi errori che inficiano sul risultato finale. Forse è vero… con la dolcezza si ottiene tutto!




Tre giorni su cascate. Giorno #2: neve e slavine


Nevica! Le previsioni non hanno sbagliato….
Il cielo è ancora chiaro quando iniziamo a risalire il sentiero verso le cascate.
Ancora per poco…
Ci dividiamo sulle varie cascate, a me oggi tocca “Supercouloir”.
Da non confondere con altra ben nota salita…. Qui siamo a Ollomont, a due passi dalla strada e non al Tacul!
Mentre Alessandro affronta il primo secchissimo tiro, il cielo diventa nero… e giù neve a fiocconi!!
Dopo dieci minuti arriva il primo di una serie infinita di spindrift che ci terranno compagnia per tutta la mattina, alternati ogni tanto da una slavina più consistente.
Sul tiro chiave Christian ne prende addirittura tre addosso.
“Meglio che scarichi spesso” penso tra me e me. Più scarica, meno accumula e meno pericolose sono le slavine che riceviamo in testa!
Una cordata dietro di noi alla terza slavina abbandona. Noi, complice anche l’esame, non molliamo e dopo la trentesima (!!) ormai ci siamo abituati…
Va bene così: Alessandro e Christian sono rilassati e allora si può continuare fino alla fine.
Una veloce discesa in doppia ci riporta alla base dove facciamo fatica a trovare gli zaini, sepolti da trenta centimetri di neve fresca!







Tre giorni su cascate. Giorno #1: il freddo e il gioco.



Il primo sole della mattina illumina di rosso tutte le vette imbiancate di fresco.
E’ il primo giorno di sole dopo un treno di perturbazioni. Finalmente !
La strada è ancora innevata nonostante il passaggio dello spazzaneve e il freddo la fa da padrone.
Al posteggio il termometro segna - 9 gradi e al suolo ci sono circa 60 cm di polvere!
Oggi saremo al sicuro, niente pendii immacolati o colate a rischio… oggi siamo in una bella falesia di ghiaccio ad esaminare i futuri INA e a giocare sulle strutture create dalla gravità…






Mountain Equipment philosophy



Non è il nostro compito cercare di raccontare perché le persone vanno in posti selvaggi e in montagna.
Il nostro lavoro è produrre il miglior abbigliamento al mondo.
Ed è esattamente quello che abbiamo fatto negli ultimi cinquant’anni.
Questo è possibile solamente quando si diventa ossessionati dal dettaglio.
C’è un detto che dice: “il diavolo è nei dettagli”.
In Mountain Equipment non è il diavolo che vogliamo che voi troviate
ma le differenze tra noi e gli altri.



  
La progettazione di successo di abbigliamento da montagna non è solo analizzare tendenze o sedersi intorno ad un tavolo cercando di trovare la prossima grande idea!
Si tratta anche di migliorare la costruzione di prodotti e tecnologie collaudate.
Questo approccio tranquillo e considerato ci consente di consolidare la fiducia conquistata con fatica con gli alpinisti che continuamente richiedono il meglio da se stessi e dall’attrezzatura.
Sanno che Mountain Equipment sarà con loro in ogni successo.