Il meteo per il weekend è pessimo; forti temporali su tutto l’arco alpino. Passo il giovedì a cercare un posto sulle alpi dove non diano pioggia. Alla fine trovo una finestra di bel tempo, solo per sabato, nelle Alpi Giulie.
Sento Gianca e ci accordiamo; partiamo venerdì sera dopo il lavoro.
Dopo una pausa per cenare, arriviamo al posteggio in Valbruna a tarda serata, giusto in tempo per qualche ora di sonno.
Alle prime luci dell’alba siamo già in cammino. Saliamo lungo una strada che supera un bellissimo bosco poi lungo un ripido sentiero raggiungiamo il rif. Pellarini. L’ambiente è spettacolare: davanti a noi si stagliano le pareti nord del Jof Fuart, della Torre della Madre dei Camosci e della Cima di Riofreddo. Dopo un caffè, saliamo veloci i ripidi ghiaioni che ci portano all’attacco. Qui sorpresa…
Un ripido nevaio sbarra l’accesso alla cengia d’attacco; il problema non è il nevaio, che sapevamo esserci, ma la neve che è dura come il marmo! Scartiamo subito l’idea di salire lungo il nevaio e decidiamo di salire direttamente per lo zoccolo.
Ci caliamo all’interno dell’enorme buco che si è formato tra la neve e la roccia e, con un tiro impegnativo su roccia bagnata e marcia, raggiungiamo la cengia. Una lunga traversata esposta a sinistra ci porta all’attacco vero e proprio. Sopra di noi una placca verticale nera fradicia e lichenosa; cominciamo bene…
Torre Madre dei Camosci - Spigoo Deye-Peters |
Gianca sale disinvolto e, con l’aiuto di qualche chiodo, supera la placca e raggiunge la sosta alla base del diedro.
Quando è il mio turno, ad un tratto mi trovo ad attraversare verso sinistra su una placca completamente fradicia e lichenosa; “ma come ha fatto qui?” Quando arrivo in sosta devo fargli i complimenti; a freddo un tiro veramente impegnativo! Continuiamo lungo un bellissimo diedro verticale ed esposto su roccia stupenda, poi più facilmente sempre in diedro fino ad una zona strapiombante.
Un bel tiro in diagonale ci riporta sullo spigolo. Su roccia più facile raggiungiamo il tiro chiave della via; uno strapiombo giallo di 10 metri sbarra la strada che da accesso alle placche.
Deye-Peters - 1° tiro |
Deye-Peters - lungo il diedro |
Deye-Peters - camino |
Il tiro, però, si supera agevolmente in artificiale. Segue il vero tiro chiave, una placca compatta dove metro dopo metro bisogna cercare la giusta linea di salita.
La parte finale risale per circa 200m un grosso spigolo su roccia facile; in conserva lunga superiamo lo spigolo e raggiungiamo la Cengia degli Dei.
Veloci imbocchiamo la non semplice discesa lungo la gola nord ovest. Tratti esposti da fare in arrampicata si susseguono a pezzi con catene e cavi malconci; dai sassi che di continuo cadono dall’alto e dalla presenza di enorme quantità di detriti, capiamo che un temporale in questa gola significa morte sicura…
Alle 17.00 siamo al Pellarini; entro, ordino due Coca Cola, esco e… piove! Tutto come previsto, il meteo dava brutto dal pomeriggio. Non potevamo fare una scelta migliore.
Una bellissima salita che festeggiamo alle otto di sera, puzzolenti come pochi, in una pizzeria di Valbruna davanti ad una birra e ad una pizza, rigorosamente “tonno e cipolle” !
Discesa |
Discesa |
La gola dove si svolge la discesa |
Rif. Pellarini |
Il ritorno sarà a notte fonda…
Ciao ragazzi, complimenti per la salita e per le foto, che ho trovato molto interessanti. Se possibile vorrei avere qualche info in più sulla parte finale della via, cioè quella che prosegue verso la vetta. Avete forse del materiale o delle info di prima mano da inserire qui tra i commenti? Un saluto. Luca
RispondiEliminaCiao, grazie. Purtroppo non abbiamo salito la parte finale, ci siamo fermati alla cengia degli Dei. Dalla relazione in nostro possesso e vedendola dal vivo ci sembrava facile e rotta, fatto questo che ci ha fatto decidere di evitarla.
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