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Un diario personale dove cercherò di non farvi trovare solo gradi e prestazioni sterili ma emozioni legate alle salite, paure condivise con amici, strette di mano, abbracci, racconti semplici e quant'altro ci consenta di sognare...

Arguzia, determinazione e forza



Il mio compagno è fermo da quasi un’ora in un diedro/camino dall’aspetto alquanto ostico. Vedo che sale lento, mezzo metro, un metro, due… Poi urla “non ce la faccio” e contorcendosi a più non posso scende. Riprova, arriva al punto di prima… niente!
Dopo quattro o cinque tentativi, ormai distrutto, riesce nell’intento di superare quell’imbuto e, pronunciando frasi in aramaico antico, raggiunge la sosta.





Lo seguo, arrivo al passaggio chiave e ne capisco il motivo: sopra di me un camino verticale strapiombante di una quindicina di metri completamente liscio e unto dalle ripetizioni. Lego lo zaino in mezzo alle gambe e salgo ad incastro come un dado umano, spingendo con schiena e gambe sulle lisce pareti ma è duro… molto duro. Arrivo in sosta disidratato e con grande ammirazione per il primo salitore che ha superato il camino senza poter posizionare nulla!
La salita continua lungo un altro diedro/camino verticale e fisico poi i camini lasciano lo spazio alle fessure. Di colpo un traverso ed una stupenda spaccatura mi portano sotto un grosso tetto dove la salita è preclusa. A destra una lavagna compatta, a picco sul vuoto, segna l’unica possibilità di salita.




Per noi oggi è facile… un traverso di 40m esposto sul baratro gradato 8+ ma ottimamente chiodato ci conduce nell’unica linea di diedri che permette di uscire. Ai tempi dell’apertura dev’essere stata una bella doccia fredda per i primi salitori trovarsi davanti questa placca!




Ma con arguzia, determinazione e forza sono riusciti a passare dove molti avrebbero fatto dietro front…
Dalla sosta, appeso, ammiro i vecchi chiodi che salgono dal nulla e non posso fare a meno di scuotere la testa per lo stupore!
Altri due tiri in bellissimi diedri ci conducono fuori dalle difficoltà e in breve raggiungiamo i prati di vetta.



Il pensiero va a loro, agli apritori…
o meglio a Lui, il grande uomo del Nanga Parbat!
Me lo vedo impegnato prima nel camino, che striscia e sbuffa per sollevarsi, poi sulla grande placca sospesa a cercare una tacca dove posizionare gli scarponi, con negli occhi quei diedri, la salvezza, quaranta metri più in la…

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