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Un diario personale dove cercherò di non farvi trovare solo gradi e prestazioni sterili ma emozioni legate alle salite, paure condivise con amici, strette di mano, abbracci, racconti semplici e quant'altro ci consenta di sognare...

La mia afa


Dopo mezz’ora di estenuante lotta con il caldo Roby arriva in sosta al primo tiro.
“Io non ce la faccio più” sono le sue prime parole.
"Questo non è arrampicare, è lotta per la sopravvivenza..."
Rido ma sono d'accordo con lui.
E come dargli torto ?
Io nel bosco, fermo, al riparo da un albero, ho caldo a dorso nudo…


Lo raggiungo con due litri in meno di acqua in corpo e subito riparto.
La roccia è superlativa: placche, diedri e strapiombi pieni di gocce, fatti apposta per scalare.
I tiri si susseguono belli e mai banali ma il caldo… quello è il vero problema!
Ogni tiro è una sofferenza…




Una facile placca di roccia fantastica ci porta al tiro chiave, un bellissimo diedro grigio verticale.


Sarà che amo i diedri… Sarà la bella roccia… Sarà quel che sarà… Sta di fatto che lo affronto deciso, trovandolo meno impegnativo di altri tiri precedenti, anche se con chiodatura lunghetta e poco integrabile. Un lungo traverso facile ma esposto su gocce stupende mi porta in sosta. Qui la parete finalmente è in ombra; si suda ugualmente ma almeno il sole non cuoce più.





Recupero Roby che conferma la difficoltà del tiro; poi un’ultima placca stupenda ci permette di raggiungere la cresta di cima. Anche stavolta è fatta ! Una stretta di mano è giù, direzione mare a rilassarsi aspettando di mangiare il pesce!

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