Benvenuti nel mio Blog!
Un diario personale dove cercherò di non farvi trovare solo gradi e prestazioni sterili ma emozioni legate alle salite, paure condivise con amici, strette di mano, abbracci, racconti semplici e quant'altro ci consenta di sognare...

Pelle



Non essendo un professionista che deve “portare a casa la pagnotta”, ho sempre ritenuto (e lo riterrò sempre) che arrampicare deve essere un piacere, non un dovere.
Quando mi appresto ad affrontare una salita devo avere “voglia di scalare” perché questo mi dovrà portare appagamento, anche se qualcosa girerà storto. Mi donerà felicità e mi farà sognare… Devo anche esserci un po’ fisicamente, per potermi godere appieno ogni singolo movimento e non “rattonare” su ogni singolo tiro.
A volte, però, la voglia di scalare e l’allenamento fisico si scontrano con la fisiologia umana, se così si può definire “la quasi impossibilità a tenere in mano qualsiasi tacca più piccola di una maniglia a causa della mancanza di più strati della pelle delle dita e, in alcuni punti, della fuoriuscita di sangue”.
Causa comune a molti arrampicatori, che procura un enorme fastidio, accentuato di più se la roccia è ruvida e tagliente.
Figuratevi su una scogliera marina…


Roccia da urlo, in tutti i sensi!
Nel senso che l’arrampicatore con pelle fresca urla di gioia….
L’arrampicatore senza pelle urla di dolore!!
Ebbene… oggi la nostra voglia era tanta, l’allenamento buono (forse un po’ troppo acido lattico) ma la pelle… quella proprio non c’era più…
Confesso che arrampicare così non è stato proprio un gran piacere…





















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