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Un diario personale dove cercherò di non farvi trovare solo gradi e prestazioni sterili ma emozioni legate alle salite, paure condivise con amici, strette di mano, abbracci, racconti semplici e quant'altro ci consenta di sognare...

Valanga



Febbraio 1996
Ultima uscita del corso cascate. Una bellissima giornata di sole, caldo, dopo due giorni di vento forte…
Voglia di scalare a mille… Attacco “Vertigine di Porcellana” con i miei due allievi, salgo un tiro e sosto a destra sotto un tetto di roccia, al riparo da eventuali scariche.
Sotto di noi, nel canalone, la fidanzata di Enrico ci sta a guardare e scatta qualche foto.
Mi sposto a sinistra un paio di metri e salgo il muro verticale; mi fermo, metto un chiodo e veloce riparto.
Poi un boato squarcia l'aria…
Non faccio a tempo ad alzare la testa che vedo una valanga, enorme, polverosa, che viene verso di me…
In una frazione di secondo mi passa di tutto nella mente… mi vedo morto!
Poi urlo… la valanga mi colpisce in pieno e cerca di strapparmi via dal ghiaccio…
Fortuna vuole che le mani sono bloccate nelle dragonne, alle quali mi appendo con tutta la mia forza. Non devo mollare.
Il buio… una forza immane mi tira verso il basso… la neve mi sommerge, entra da tutte le parti, mi invade… non riesco a respirare…

Poi la luce… sono morto? No, sono vivo, dolorante ma vivo… non era il mio momento!
I miei compagni urlano… chiamano… rispondo e tirano un sospiro di sollievo…
La slavina mi ha colpito in pieno ma, fortunatamente, molto fortunatamente, era di neve polverosa; se mi avesse preso nel canalone, la forza del vento mi avrebbe spazzato via ma qui, sul ghiaccio, le piccozze mi hanno tenuto ancorato!
Mi faccio calare in sosta, e solo in quel momento ci ricordiamo che sotto, a fotografarci, c’era qualcuno… Giù di corsa nel canalone, urlo, cerco qualche cosa ma non trovo nulla.
Vedo un punto nero sul fronte della valanga… scendo, mi avvicino e scorgo la fidanzata di Enrico; è viva, anche lei per miracolo!
E’ rimasta sepolta dalla vita in giu’ in questo cemento a presa rapida; urla, piange, sviene… una scena agghiacciante!
Prendo il telefonino e chiamo il 118; poi mi avvicino a lei, la sostengo moralmente, cerco di scavarle intorno per estrarla ma mi rendo conto che devo fare piano perché… è tutta rotta!
Mi raggiungono anche gli altri proprio mentre l’elicottero giunge sul posto e cala il soccorritore ed il medico. Puntura… scavo… urla… vento… freddo... di nuovo elicottero… poi il silenzio.
Corriamo giù in valle e poi in ospedale.
Esito finale: io solo qualche botta e tanto, tanto spavento. Lei, bacino rotto e due femori rotti… se la caverà con sei mesi di gesso e tanto dolore…
Grazie Signore...

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