Gennaio 1989
Partimmo da casa di buon’ora, com’era usanza i giorni in cui si andava ad arrampicare. Era passato Piero a prendermi con la sua 127 blu intenso; quante peripezie deve aver visto quella macchina su e giù per i monti…
Io ero al mio secondo anno di arrampicata ma alla mia prima vera via in montagna; le altre esperienze le avevo vissute solo in falesia e, soprattutto, in Roncola.
Ero eccitatissimo!! La macchina superò Clusone, poi Castione della Presolana e, infine, si fermò all’albergo Grotta; eravamo arrivati e ora bisognava camminare.
Di buon passo raggiungemmo la Cappella Savina e subito dopo l’attacco dello Spigolo sud della Presolana Centrale che volevamo salire per la via Longo. La mia esperienza era nulla e quindi potevo salire solamente da secondo di cordata.
Il rapporto con Piero, che posso definire “il mio primo maestro”, era quello tra padre e figlio; non solo per l’età che ci separava (circa 35 Piero e 17 io !) ma anche per la mia totale fiducia e rispetto nei suoi confronti.
L’arrampicata andò benissimo; all’uscita della via, prima di iniziare a salire le creste, ero entusiasta; bella roccia, bella salita. Penso che durante la salita ci saremmo scambiati non più di 4 o 5 parole; io timidissimo e Piero poco loquace; che cordata…!!!
Ricordo nitidamente un’osservazione che Piero mi fece all’arrivo in una sosta; io, sbadatamente, alla sosta prima mi ero slegato dal barcaiolo e avevo dimenticato il moschettone a ghiera in sosta… “non bisogna lasciare i moschettoni in giro!” mi disse, con un tono minaccioso che dopo 15 anni ricordo ancora! Penso però di avere imparato la lezione perché da quella volta non ho mai più lasciato in giro, se non per problemi, un moschettone !!!
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