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Un diario personale dove cercherò di non farvi trovare solo gradi e prestazioni sterili ma emozioni legate alle salite, paure condivise con amici, strette di mano, abbracci, racconti semplici e quant'altro ci consenta di sognare...

Butch

 
Resinelli 1992

Butch… è semplicemente “il Batch”
Marco Anghileri all’anagrafe, figlio d’arte – suo padre Aldino negli anni ’60-’70 era un vero “Drago” delle Dolomiti – e fratello del compianto Giorgio, un talento nato per arrampicare e troppo precocemente rubato alla vita.
La prima volta che ho conosciuto Marco entrambi stavamo assolvendo il servizio militare; era forse maggio, 1992, caserma militare in Val Veny.
Io era già “vecchio” di qualche mese, lui appena entrato. I nostri tenenti avevano selezionato un “corpo scelto” di militari di leva alpinisti per entrare a far parte della Sezione della Scuola Militare Alpina, ovvero a dare una mano ai nostri superiori a svolgere i corsi di alpinismo che la Scuola stessa teneva per i militari graduati.
Il solo fatto di essere stati scelti per noi era un onore e… una pacchia!
Avremmo fatto quello che più ci piaceva fare ovvero scalare, il più possibile, a volte tutti i giorni!
Ci ritrovammo in un bel gruppetto: Roberto Alloy, Enrico Rapetto, Paolo Negretto, Maurizio Menabreaz, Luca Mochet, Marco Cugnetto, Marco Anghileri ed io. Qualcuno, come Butch, Alloy e Rapetto, erano già delle stelle…
Con Marco feci subito amicizia; non si può non venire coinvolti da uno come Marco, simpatico, allegro, disponibile, e allo stesso tempo vulcanico e imprevedibile!
Passammo dei bellissimi mesi insieme a girare dalla Grigna alle Dolomiti o in caserma a confrontarci sui nostri problemi adolescenziali.
Alcuni episodi fanno parte di quei ricordi che non si dimenticheranno mai…
Come quando, insieme, nella palestra di arrampicata della Caserma di Courmayeur, passavamo le serate a girare sul muro pieno di prese, con il walkman nelle orecchie (camminare e arrampicare con il walkman era la passione di Marco), cercando di stare su il più possibile, fino allo stremo…
E’ logico che vincesse Marco ma io non mollavo facilmente! Lui, in gran segreto si allenava, per le sue imprese: quell’anno aveva salito in prima invernale la via Stenico alla Su Alto e la via degli Amici al Cavallo e di li a qualche mese si sarebbe apprestato a salire la Oppio al Cavallo in solo due ore !!
Oppure quando ci davamo appuntamento alla stazione di Lecco a mezzanotte; Marco aveva una bella Golf GTD che andava… andava di brutto! Allora, anziché spararci 4-5 ore di treno più autostop per ritornare in caserma a La Thuile o Courmayeur, ci davamo appuntamento per mezzanotte alla stazione; peccato che più di una volta, in giro con la morosa, lui sia arrivato all’una di notte! (non c’era il cellulare ma io lo aspettavo, sapevo che prima o poi sarebbe arrivato…). Il rientro era sempre verso le tre, quattro di notte; qualche volta, entrando in caserma a quell’ora, trovavamo il programma dei lavori per il giorno successivo che prevedeva la sveglia alle cinque !!!
Ma l’episodio migliore capitò a novembre.
Insieme stavamo frequentando il corso per istruttori militari di sci a Cervinia; partivamo tutte le mattine da Aosta con il pulmann e tornavamo il pomeriggio verso le cinque.
Un venerdi pomeriggio, mentre tornavamo, Marco mi guarda ed esclama: “E se andassimo al Cavallo domani ?”
Io non sapevo neanche cos’era il Cavallo; sapevo che era una parete dove c’erano vie dure, molto dure. Ma subito risposi “OK”.
Fu così che partimmo alla cinque da Aosta, alle sette eravamo a casa mia a preparare lo zaino, alle otto a casa sua e poi, di corsa, lungo la Val Meria fino a bivaccare sotto la parete!
La mattina il primo sole ci colse sui primi tiri di Cavallo Pazzo, una via stupenda, lunga e sostenuta, che salimmo in cinque ore (!!), senza casco, con una sola corda da 60 metri, 12 rinvii e due (e dico 2) friend Ande…
Ricordo che nei pochi tiri che feci da primo mi sembrava di essere una lumaca in confronto a lui che già viaggiava alla grande. Ritornati alla base della parete trovammo Aldino che era venuto a vederci.
E poi le serate in camera ai Resinelli….
O quando, senza macchina ai Resinelli, una sera chiamammo Giorgio per venirci a prendere e portarci a Lecco: quella fu l’esperienza automobilistica peggiore della mia vita…
Giorgio, in macchina come in montagna, era scatenato; non so come non feci a vomitare sulla sua Tipo scendendo dai Resinelli a “tuono”, con tutti i tornanti fatti a freno a mano tirato…
Bei ricordi che rimarranno per sempre.
Grazie Butch!

 
Sasso Cavallo 1992


Cavallo Pazzo 1992


Cavallo Pazzo 1992


Cavallo Pazzo 1992




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