Benvenuti nel mio Blog!
Un diario personale dove cercherò di non farvi trovare solo gradi e prestazioni sterili ma emozioni legate alle salite, paure condivise con amici, strette di mano, abbracci, racconti semplici e quant'altro ci consenta di sognare...

Supercouloir




Marzo 1998
Le gambe cominciano a farsi sentire sotto il peso dello zaino; ancora qualche metro per raggiungere il Col Flambeaux e… è finita! Attendo Mimmo e insieme raggiungiamo gioiosi il rif. Torino dove, inaspettatamente, incontriamo due amici con i quali condividiamo, insieme ad una bottiglia di vino, la buona riuscita della salita.
Come sempre accade, solo ora, quando tutto è finito, posso ripercorrere le emozioni della giornata e assaporarle pienamente…


Sono le tre di una limpidissima notte di fine inverno quando, sotto un cielo stellato che toglie il respiro, calziamo gli sci, dopo aver trascorso una notte quasi insonne. Il vento è lieve e la temperatura fin troppo alta.
Una discesa sulla neve resa dura dal gelo ed un tratto in salita ci conducono sotto la nostra meta che, nel buio della notte, appare ancor più impressionante ed impegnativa; il Supercouloir è li, davanti a noi, regolare, quasi perfetto…
Le condizioni sembrano buone, ma il progetto di salire per l’attacco originale svanisce a causa delle temperature elevate di questi giorni.
Siamo in due, io e Mimmo; è da tempo che parliamo di questa salita e ora siamo qui, dopo una stagione trascorsa su cascate e couloir.
Un ultimo sguardo alla linea da percorrere e poi via. Sono le sei quando attacchiamo; i tiri di roccia iniziali toccano al mio compagno: le prime fessure, ancora al buio e intasate di ghiaccio, ci richiedono da subito grande concentrazione. Il sole ci coglie sul secondo tiro di ottimo granito rosso; è bellissimo arrampicare quassù in inverno, peccato non avere le scarpette!



Abile e veloce Mimmo, in un batter d’occhio, raggiunge la sosta. Altri due tiri su misto facile ci conducono nel couloir vero e proprio; percorriamo una lunghezza senza grosse difficoltà poi un bellissimo tiro su neve dura a 80°/85°, improteggibile, che ci regala forti emozioni.










Un altro tratto poco impegnativo ci porta sotto quello che oggi si rivelerà il tiro chiave: un muro di 30m verticale ed improteggibile a causa del poco ghiaccio presente.


Parto deciso e subito mi trovo appeso su uno strato di ghiaccio largo trenta cm e spesso cinque; sono tranquillo e deciso raggiungo la sosta. Veramente un tiro impegnativo, ripagato dai complimenti del compagno che, sotto, tira un sospiro di sollievo!


Segue un altro stupendo tiro a 80°/85° continuo ma su ghiaccio buono, dove gli attrezzi “mordono” bene. Abbiamo superato la metà e, ad un tratto, fermandoci a guardare, ci troviamo immersi in un mondo magnifico, fatto di silenzio, giochi di luce e nastri di ghiaccio incassati e protetti da enormi pareti di granito.


Il ballo continua e, tiro dopo tiro, raggiungiamo l’ultimo salto verticale che, su bellissimo ghiaccio, conduce alla fine delle difficoltà; è un peccato non uscire in vetta ma la mancanza di attrezzatura da bivacco, la grande quantità di neve ormai marcia in alto e, sinceramente, un po’ di stanchezza, ci fanno preferire un ritorno dallo stesso couloir a corde doppie.


Una calorosa stretta di mano fra due amici, un veloce sguardo all’orologio che segna le 12.30 e gù veloci; con circa 14 corde doppie siamo di nuovo all’attacco.
Il tempo è sempre stupendo e il sole pomeridiano ci permette di fare le ultime fotografie a quello che è stato e resterà uno dei capolavori realizzati dalla cordata Gabarrou-Boivin nel lontano 1975!
La risalita al Col Flambeaux è massacrante; sotto un sole cocente, sembriamo due naufraghi alla ricerca della terraferma…
Alle 18.00 siamo al Rif. Torino; sui nostri volti la stanchezza è celata dietro un grosso sorriso. Abbiamo vissuto una giornata intensa, piena di emozioni, una di quelle giornate che ti lasciano quel qualcosa che è difficile raccontare… quel qualcosa che si può solo vivere… per continuare a sognare!


Nessun commento:

Posta un commento