Benvenuti nel mio Blog!
Un diario personale dove cercherò di non farvi trovare solo gradi e prestazioni sterili ma emozioni legate alle salite, paure condivise con amici, strette di mano, abbracci, racconti semplici e quant'altro ci consenta di sognare...

Avevo voglia di muovermi...



La sveglia suona imperterrita.
Mi alzo e, dopo un veloce caffè, sono in macchina.
Destinazione Valmasino.
Zaino leggero, l'idea è quella di salire la Punta della Sfinge per la via Fiorelli, solo.
Salgo veloce nel bosco, la temperatura è fresca e la giornata limpida.
In poco meno di un'ora raggiungo il rif. Omio; ho nelle gambe qualche giorno passato in quota e... la resa si sente.
Qui la sorpresa.
Il tempo cambia, pioviggina. "Accidenti... Non ci voleva"
La Sfinge è completamente invasa da nuvole nere.
Dieci secondi e decido di cambiare meta.
"Va beh, oggi non si arrampica; farò un giro alla Gianetti"
Salgo al passo del Barbacan e di corsa scendo lungo alcune catene quando, di colpo, mi scivola un piede sulle rocce bagnate.
Mi schianto sulla roccia di petto; un dolore lancinante alle costole...
Per un paio di minuti faccio fatica a respirare, penso di essemi rotto le costole; poi, il dolore passa ed esce un ematoma grosso come una mela.
Che culo... poteva andare peggio!
Dopo poco raggiungo la Gianetti dove faccio il pieno di acqua e medico la ferita.
Ho fame e chiedo ad un ragazzo al bancone se mi prepara un panino con il crudo.
Il ragazzo annuisce, entra in cucina e ordina il panino; la risposta del gestore, a voce bassa, non tarda...
"Digli che abbiamo solo il salame, il crudo lo teniamo per noi".
La classica disponibilità riservata dalla Famiglia ...
Addento avidamente il panino e dopo due sorsi di acqua mi appresto a ripartire.
"Proviamo ad andare all'Allievi".
Detto e fatto.
Attraverso velocemente l'alta val Porcellizzo e con una ripida salita raggiungo il passo del Camerozzo; discesa aiutata da alcune catene e lunga traversata della bellissima e selvaggia val del Ferro per poi salire al Passo Qualido.
Poi di nuovo giù ad attraversare la val Qualido, su al passo dell'Averta e giù al rif. Allievi.
Arrivo che sono quasi le 14.00.
Fame da bestia. Dalla Gianetti ho solo bevuto.
Il rifugista mi prepara una pasta asciutta che divoro in pochi minuti, poi via di nuovo.
Ora è chiaro quello che nemmeno pensavo ma che dalla Gianetti sta prendendo piede nella mia testa...
"Proverò a fare il Sentiero Roma, ormai sono qui"
"Vedo come sto al Manzi, casomai sono sempre in tempo a scendere"
La traversata dell'alta val di Zocca è veloce e in breve tempo raggiungo la base del bellissimo picco Luigi Amedeo. Ora inizia la lunga e faticosa risalita fino al passo del Cameraccio; è settembre e la poca neve che incontro nella conca prima delle catene, dura come il marmo, mi da del filo da torcere...
Al passo mi si apre uno scenario incredibile; giochi di luci e nebbie invadono tutta la val Cameraccio. Vengo accolto da una brezzolina leggera che in breve tempo si trasforma in vento e... in temporale!
Sono in pantaloncini corti e maglietta a mezze maniche a quasi 3000m. Indosso il kway e, di corsa sotto un'acqua terribile, comincio la traversata.
Fa freddo. Le mani sono dure. Le gambe freddissime, so che devo stare in movimento altrimenti mi congelo. Corro e salto tra un sasso e l'altro, cercando di non scivolare. Mi viene anche da pensare a "chi me lo ha fatto fare".
Esco dalla "lavatrice" appena sotto la bocchetta Roma. Che centrifugata !
E qui un'altra sorpresa. Mi aspetta un piccolo nevaio di 30m lungo un centinaio che blocca l'accesso alle catene; e io sono... in scarpe da ginnastica!
Sasso nella mano destra, sasso nella sinistra e via...
Saranno i trenta metri più pericolosi nella mia vita, con continue scivolate di piedi, trattenute da provvidenziali bloccacci sulle braccia...
Alla bocchetta comincio ad essere stanco, ma ormai ci sono.
Così mi dico, senza sapere quello che mi aspetterà.
In breve raggiungo il Ponti dove non mi fermo neppure; le ginocchia cominciano a dolermi e so che se mi fermassi adesso farei fatica a riprendere. Quindi giu.
Alle 18.30 circa completo il mio viaggio sui sentieri raggiungendo la piana di Predarossa.
"Ora devo solo trovare qualcuno che mi da uno strappo fino a Filorera"
E qui arriva il problema...
Settembre..., ore 19... appena dopo un forte temporale...
Uguale, nessuno in giro...
All'inizio non me ne faccio un problema, "scendo lungo la strada, qualcuno passerà".
Poi man mano che scendo e non incontro nessuno il problema nasce, cresce e diventa realtà (verrò a sapere l'indomani, a mia totale insaputa, che la strada è chiusa per una grossa frana...)
Alle 20 circa raggiungo la frana, guardo e passo oltre, non ho tempo ed energie per fermarmi.
Da qualche decina di minuti il sole è tramontato e comincia a diventare buio; mi assale la fretta; non ho paura ma mi sono ficcato lungo un sentiero che non conosco che scende in un bosco e non ho la frontale. Non voglio dormire in pantaloncini e maglietta qui...
"Cacchio... facevo bene a seguire la strada, anche se più lunga"
In pieno buio scendo il sentiero, cercando di non beccare qualche buco e storcermi ulteriormente le mie caviglie.
Alle 20.30 circa raggiungo Filorera, dopo circa 11 ore dalla partenza "per gioco" dai Bagni di Masino.
Poco dopo varco la porta del Miramonti, dove Ezio ed Elena, veramente due grandi persone, si prendono cura di me, rimpinzandomi come un maialino e dandomi un giacilio dove riposare le mie stanche membra.
Peccato che la notte trascorrerà quasi insonne per la fatica ed il dolore a tenere una coperta sulle gambe...

La mattina, mentre aspetto il pulmann che mi porterà ai Bagni, sono felice; ripercorro con la mente il percorso del giorno prima, circa 45 km percorsi da solo con oltre 3500m di dislivello, un'idea nata per caso, portata a termine senza allenamento specifico solo grazie alla mia "crapa" dura... Nessuna persona incontrata sul sentiero. Nessun record da battere, solo la sfida con me stesso. Stupendo...
Queste sono le cose che mi piacciono.
Un ricordo indelebile...
Per sempre.




Il Sentiero Roma è un'alta via che si svolge lungo la testata della val Masino, sul versante italiano dei Monti della Val Bregaglia, nelle Alpi Retiche occidentali.
L'itinerario si svolge tutto al cospetto di grandi montagne di granito, tra cui il Badile, il Cengalo e la Cima di Castello, e termina ai piedi del Disgrazia. L'intero tracciato, molto spettacolare e frequentato, viene normalmente suddiviso in tre o più giorni, secondo le varianti scelte, con pernottamento nei rifugi. Per la maggior parte - escluse cioè la salita iniziale dal fondovalle e la ridiscesa finale - il percorso si mantiene intorno ai 2500 metri di quota.
Il sentiero, perfettamente segnalato, richiede allenamento, attrezzatura adeguata ed esperienza: per la quota alla quale si svolge, per la lunghezza, per la possibilità di trovare neve o ghiaccio e per i numerosi passaggi impegnativi e talvolta esposti, peraltro tutti attrezzati.
Il percorso più classico e frequentato si svolge ad anello, con partenza e arrivo in val Masino, lungo le tappe seguenti:
  • Bagni di Masino 1172 m - Rifugio Omio 2100 m: ore 2,45[1]; difficoltà E
  • Rifugio Omio 2100 m - Rifugio Gianetti 2534 m: per il passaggio del Barbacan (o passo del Barbacan sud-est) 2620 m; ore 2,45; EE
  • Rifugio Gianetti 2534 m - Rifugio Allievi-Bonacossa 2385 m: per il passo Camerozzo 2765 m, il bivacco Molteni-Valsecchi 2510 m (il bivacco si trova a valle del sentiero), il passo Qualido 2647 m, il passo dell'Averta 2540 m; ore 5,30; EE
  • Rifugio Allievi-Bonacossa 2385 m - Rifugio Ponti 2559 m: per il passo Val Torrone 2518 m, il bivacco Manzi-Pirotta 2538 m (il bivacco si trova a est del sentiero), il passo Cameraccio 2950 m (quota massima del sentiero), il bivacco Kima 2700 m (il bivacco si trova a monte del sentiero), la bocchetta Roma 2898 m; ore 6,45; EE
  • Rifugio Ponti 2559 m - Filorera 841 m: piana di Preda Rossa 1955 m, rifugio Scotti 1470; ore 3; E




Nessun commento:

Posta un commento