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Un diario personale dove cercherò di non farvi trovare solo gradi e prestazioni sterili ma emozioni legate alle salite, paure condivise con amici, strette di mano, abbracci, racconti semplici e quant'altro ci consenta di sognare...

Vagabondaggio


Giugno 2007
E’ qualche annetto che non metto più piede in Dolomiti, dovuto al fatto che “sciropparsi” dalle quattro ore in su di auto, solo andata, non è il massimo per un weekend… Il granito è più vicino.
Sento però la mancanza dei vagabondaggi giovanili durante i quali giravo con Piero in lungo e in largo le Dolomiti, accampandoci in tenda dovunque al calar del sole e scalando le vie classiche riportate sulla guida del Dinoia…


Riesco a recuperare qualche giorno di ferie e mi accordo con l’amico Ivano per una quattro giorni stile “tempi che furono”.  Il problema è il meteo: è da una settimana che piove e nevica e sembra che migliori da venerdì. Quindi, sarà difficile riuscire a fare qualcosa in alto, tipo Marmolada o Civetta.
Decidiamo di partire il mercoledì pomeriggio dopo il lavoro e di andare a dormire al Passo di Campogrosso, per scalare giovedì nelle Piccole Dolomiti, visto che il tempo sembra ancora discreto.
La mattina dopo il tempo è splendido; dopo una veloce colazione nella “hall all’aperto dell’hotel Forester”, raggiungiamo l’attacco della via Carlesso al Baffelan, la nostra meta odierna.



I primi tiri seguono la via Carugati e risalgono diedri/camini di roccia discreta; quando questa via attraversa a sinistra, la Carlesso affronta direttamente le belle placche verticale nere con percorso logico, esposto e sempre da ricercare.

I tiri si susseguono bellissimi fino a superare un tetto ed uscire sulle erbose rocce sommitali. In vetta festeggiamo la nostra prima salita insieme, dopo qualche anno di pausa di coppia.
Alla macchina prendiamo la decisione di trasferirci nelle Pale di San Martino: un lungo viaggio attraverso la calda pianura vicentina ci porta direttamente sotto uno scrosciante temporale al posteggio in Val Canali, dove faremo tappa qualche giorno.


La temperatura è quella invernale, più prossima allo zero che ai 15 gradi…
Dell’umidita… non parliamone neanche!
Siamo anche abbastanza leggeri dal punto di vista vestizione.
Cena frugale su un tavolo di legno all’aperto e… a nanna.
Venerdì il tempo è bello; decidiamo di salire la via Gadenz alla Cima del Coro, una bellissima cima che chiude ad est la lunga Val Canali.


Raggiungiamo l’attacco in circa due ore di cammino: saliamo slegati lo zoccolo su roccia facile ma marcia e ci portiamo sotto il primo tiro impegnativo. Salgo lungo una bella placca che poi si trasforma in fessura e porta alla prima sosta; da qui, una traversata verso dx e un camino ci portano su una spalla. E qui… commettiamo un errorino; anziché attraversare ancora a dx, come da relazione, saliamo lungo una placca fessurata di roccia fantastica che si avvicina più al sesto superiore che al quarto… Una bella palata sui denti, resa ancor più impegnativa dal freddo intenso. Con un traverso raggiungiamo la via originale sotto gli strapiombi. Altri bellissimi tiri, dapprima in diagonale verso destra poi diritti, su roccia da favola, tutta clessidre, ci portano velocemente sulla cengia di uscita. Continua a far freddo, molto freddo; non abbandoniamo mai due pile.



Percorriamo la cengia in conserva e attraversiamo la finestra di roccia che ci porta verso la discesa. Ed ecco, imprevisto, quello che non ci saremmo mai aspettati… La neve e il ghiaccio! E’ vero… è da una settimana che piove e fa freddo ma noi non ci abbiamo minimamente pensato… In alcuni punti talmente tanto ghiaccio che servirebbero i ramponi! Scendiamo con attenzione la non facile discesa innevata facendo buon uso di doppie fino a raggiungere la ferrata Fiamme Gialle e il ritrovato caldo sole che ora illumina tutta la Val Canali.
La sera decidiamo di abbandonare il “ristorante Subaru” per una buona pizza a Tonadico: e… che pizza! Divorata in pochi minuti… Al calar del sole ritorniamo all’ ”Hotel Forester” al posteggio della Val Canali. Comincio a ritrovarmi con i vagabondaggi degli anni passati quando, guardando ed annusando i vestiti, vedo e sento che non ho più nulla di pulito… Bene, bello…
Prima di dormire, decidiamo la salita del sabato: non siamo mai stati sulla Pala del Rifugio, pensiamo alla Frisch-Corradini ma, ricordando il freddo patito il giorno prima ad ovest, decidiamo di salire una via a sud, quindi la via del Pentagramma o Gogna/Scalet.

Alle nove siamo già sul secondo tiro, il chiave. La via sale una scorbutica fessura verticale/strapiombante, bagnata e per di più poco chiodata: a vederla da sotto incute timore e non sembra gradata come da relazione… Effettivamente si rivela un tiro tosto, di quinto/sesto continuo, soprattutto per la presenza di bagnato.

Più sopra affrontiamo una bella placca compatta da attraversare verso destra che ci porta sul filo del bellissimo spigolo.

Qui, finalmente, veniamo inondati dal sole mentre risaliamo stupendi tiri su roccia lavorata, tutta da proteggere.
Un’ultima dura fessura verticale ed uno strapiombino all’apparenza insuperabile ci portano in vetta.


Ci scambiamo una forte stretta di mano ed una pacca sulla spalla per congratularci della bella salita poi iniziamo la discesa, che non sembra banale. Anziché seguire la discesa classica, che risale verso lo spigolo del Sass d’Ortiga, oggi intasata di neve, decidiamo di scendere il grande canale ghiaioso verso sud, attrezzato con anelli da doppia.
Nel tardo pomeriggio, stanchi ed affamati, raggiungiamo nuovamente la macchina e la beneamata tavola imbandita.
Poi, dopo una veloce consultazione, decidiamo che la nostra vacanza arrampicatoria è finita; siamo stanchi, non ne possiamo più del freddo patito, inoltre il meteo per la domenica tende al brutto.
Il dado è tratto… sistemiamo alla bell’e meglio la nostra casa viaggiante e nel tardo pomeriggio lasciamo i luoghi che ci hanno fatto sognare… Grazie Ivano, amico di crode, per il ritrovato vagabondaggio arrampicatorio…

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