Benvenuti nel mio Blog!
Un diario personale dove cercherò di non farvi trovare solo gradi e prestazioni sterili ma emozioni legate alle salite, paure condivise con amici, strette di mano, abbracci, racconti semplici e quant'altro ci consenta di sognare...

Una prima salita mancata


Avevo lasciato la sfida in sospeso quando qualche anno fa eravamo saliti al rifugio in inverno con l’intenzione di fare la prima invernale.


In sospeso in quanto eravamo venuti a sapere che, tre giorni prima di noi, qualcun’altro ce l’aveva soffiata… Quindi, con il morale sotto i piedi, avevamo puntato ad un’altra salita, poi non terminata causa troppa neve.
La voglia di vedere quel bellissimo diedro mi assaliva però di continuo.
Ritorniamo così in un bellissimo weekend di fine primavera, con poca neve sui monti. La compagnia è cambiata, il desiderio no.
Sbagliamo subito l’attacco salendo lungo diedri/camini impegnativi, bagnati e di roccia rotta.
Il primo sole ci accoglie quando ormai siamo fuori via; la relazione non torna e non capiamo dove salire. Quindi… relazione in tasca e “so drec!”


Puntiamo al grande diedro alla nostra sinistra ma non riusciamo a raggiungerlo; grandi placche impegnative ci sbarrano la salita. Un velo di preoccupazione ci attanaglia.
Più saliamo più le difficoltà aumentano, di chiodi neanche l’anima…in compenso la roccia qui è fantastica. Ogni tiro è una ricerca, mi sembra di stare aprendo una via nuova *.
Uno strapiombo ci sbarra la strada; alla sua destra trovo una fessura strapiombante di una ventina di metri e, con gran stupore del mio compagno alla sua prima via in montagna, facendo utilizzo dell’artificiale ne esco brillantemente.


Ora sembra che la linea diventi più logica. Saliamo delle bellissime placche lavorate che ci portano ad un intaglio. E qui la sorpresa. “Eccola la nostra via…”
Ci scappano delle imprecazioni vedendo che la parte bassa che abbiamo evitato era facile, sicuramente molto più facile ed attrezzabile della linea da noi salita. Non possiamo farci nulla.
Ora siamo alla base dell’enorme diedro. Ci aspettano tre tiri impegnativi, verticali da maledetti e poco chiodati, dove il sesto grado assomiglia più ad un 6b da falesia…
Comincio ad accusare la stanchezza; ho tirato tutto da primo e le placche inferiori mi hanno cotto per bene la testa. Sull’ultimo tiro duro ne approfitto della corda degli amici che ci precedono e mi lego…Cameratismo.


Poco dopo mezzogiorno siamo in vetta. In quattro facciamo quasi fatica a starci ma siamo contenti. Ora una leggera nebbia ci avvolge e il sole che penetra rende l’ambiente surreale. Un abbraccio e pacche sulle spalle poi giù in doppia da un’altra via che ho già percorso.
Giornata indimenticabile!

* dopo qualche anno verrò a conoscenza dell’apertura di una nuova via, successiva alla nostra salita, che percorre per i primi 5-6 tiri le placche e i diedri da noi seguiti. Il nostro pensiero non era sbagliato… Peccato, avremmo potuto continuare anche noi in quella direzione anziché riprendere la via corretta.

Nessun commento:

Posta un commento