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Un diario personale dove cercherò di non farvi trovare solo gradi e prestazioni sterili ma emozioni legate alle salite, paure condivise con amici, strette di mano, abbracci, racconti semplici e quant'altro ci consenta di sognare...

La trappola


Dolent, Pre de Bar e Domino aprile 2007
Gennaio 2005
Scendiamo dalla scaletta della funivia dei Grand Montets e il vento ci viene addosso con tutta la sua forza. Non c’è molta neve quest’anno e questo ci permette di muoverci solo con le ciaspole.
Siamo in tre e puntiamo verso il Triolet per salire la goulotte Charlet-Ghilini.
Attraversiamo sotto l’Aig. Carrè e poi sotto la Verte in direzione dell’intaglio tra lo sperone ….. e la parete nord delle Droites; così facendo evitiamo la discesa sul ghiacciaio d’Argentiere e, mantenendoci in quota, attraversiamo velocemente tutto il bacino.
Qualche anno addietro avevo già utilizzato questa scorciatoia per salire in giornata la Petit Viking al Domino ma allora eravamo con gli sci e c’era molta più neve.
Oggi i crepi sono molto aperti e, dopo circa mezz’ora, capiamo di esserci cacciati nei guai; ad un certo punto non sappiamo più dove andare, è tutto un labirinto e noi ci siamo finiti dentro diritti! Che stupidi…
Decidiamo di tornare sui nostri passi; mentre attraversiamo una zona che sembra tranquilla, Gianca che si trova davanti di colpo svanisce nel nulla. Tratteniamo bene la caduta, grazie anche alla neve fresca presente, e mentre Ivano allestisce la sosta per il recupero vado sul bordo a vedere come sta il compagno. Gianca per fortuna sta bene; la sfortuna però vuole che si trovi 10 metri sotto, in un crepaccio a campana e che abbia sulle spalle uno zaino di oltre 20kg di peso! Cominciamo ad allestire la manovra di recupero ma ci accorgiamo di una complicazione in più; siamo in una zona con molta neve polverosa e, senza sci, ci risulta pressoché impossibile allestire una sosta sicura! Lavoriamo per oltre mezz’ora a 15 gradi sotto zero con il rischio sempre più presente di perdere il compagno (sotto di lui il crepo non dava speranze…). Tiriamo a più non posso; io sono in piedi sopra le piccozze che costituiscono la sosta di recupero e Ivano è sul bordo con il Vanzo. Mi accorgo che le piccozze si muovono verso il crepo, stanno per uscire… urlo a Ivano di recuperare Gianca il più in fretta possibile e continuo a tirare anch’io. Se la sosta molla è la fine…
Con un ultimo colpo di reni Gianca esce dalla maledetta trappola; lui è semiassiderato e ha un ginocchio dolorante per la caduta, io e Ivano siamo esausti… Quello che è importante, però, è che tutti e tre stiamo bene! Passiamo dieci minuti seduti sulla neve a pensare a quello che sarebbe potuto succedere, poi riprendiamo rigorosamente i ns. passi e raggiungiamo il ghiacciaio. Anche stavolta è andata bene…

N.B.: la notte la passiamo in tenda nella parte alta del ghiacciaio d’Argentiere; la mattina Gianca è ancora dolorante e preferisce stare tranquillo; io e Ivano, a 20 gradi sotto zero, saliamo Petit Viking alla Pointe du Domino e ci uniamo al compagno nel primo pomeriggio.

Di ritorno da Petit Viking, sullo sfondo - gennaio 2005

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