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Un diario personale dove cercherò di non farvi trovare solo gradi e prestazioni sterili ma emozioni legate alle salite, paure condivise con amici, strette di mano, abbracci, racconti semplici e quant'altro ci consenta di sognare...

Il formaggio senza i buchi



Qualche anno fa un amico mi aveva parlato di un posto in Svizzera dove si scala sopra un ghiacciaio, su calcare magnifico, a sud, con vie fino a 700m di dislivello! Spettacolari le fotografie del posto! Poi tutto è andato a finire in quel cassetto dei ricordi che è la mente.
Un fine estate riapro il “cassetto” e, cercando nuovi posti dove vivere una nuova avventura, ritrovo la parete e la via: Adlerauge al Klein Wellhorn, Svizzera tedesca naturalmente.
Non conosco il calcare svizzero ma in molti me ne hanno parlato bene; grigio, compatto e ruvido come pochi nelle Alpi.
La sera dopo il lavoro si parte per andare a dormire in macchina alla partenza del sentiero; arriviamo oltre la mezzanotte e, dopo aver fermato la macchina e sistemato il giacilio, ci addormentiamo subito per la stanchezza. Poche ore e siamo di nuovo in piedi. Di corsa, senza sapere dove andare, saliamo a vista ma sbagliamo il sentiero e procediamo lungo il versante opposto. Quando ce ne accorgiamo è tardi per tornare indietro; tra noi e la parete enormi placche lisciate dal ghiacciaio che una volta ricopriva la vallata. Nessun problema, attraversiamo su placconate bagnate e lisce da far paura e, dopo alcuni passaggi veramente impegnativi, arriviamo all’attacco.
Il sole è ancora nascosto e i primi tiri li facciamo in piena ombra con temperature prossime allo zero. La parete da sotto è gigante e verticalissima; la nostra via, la più facile dopo la classica Reist, non segue linee naturali ma placche interrotte da strapiombini che sembrano non finire mai. La roccia migliora tiro dopo tiro; non è così ruvida come pensavo ma, in fatto a compattezza, non si smentisce. In alcuni punti è talmente compatta che mi chiedo: "il formaggio svizzero senza i buchi ?".


Le difficoltà, che sulla carta sembrano tranquille, non sono per niente da sottovalutare; i gradi per noi sono un poco strettini e la chiodatura, ottima sui tiri duri, diventa lunghetta ed inintegrabile sui tiri più facili. Comunque un buon RS3. In alto alcuni tiri di un’esposizione pazzesca rendono gli avambracci ancora più duri di quanto non lo siano già. Dopo 18 tiri raggiungiamo la fine delle difficoltà; evitiamo i due facili tiri finali che portano in cresta e iniziamo la serie interminabile di doppie che ci riportano alla base alle 5 di sera. I piedi doloranti e le gambe indolenzite ci riportano alla macchina in poco più di mezz’ora, giusto il tempo per evitare un bel temporale che dal Wenden si estende verso Rosenlaui. Un’altra giornata fantastica in compagnia di un grande amico…

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