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Un diario personale dove cercherò di non farvi trovare solo gradi e prestazioni sterili ma emozioni legate alle salite, paure condivise con amici, strette di mano, abbracci, racconti semplici e quant'altro ci consenta di sognare...

Incompetenza e ... fortuna !

Luglio 2010.
Oggi esame nazionale. Gli allievi sono tesi, come sempre. Ieri sera, a tavola, noi esaminatori abbiamo smorzato un poco la tensione grazie anche a qualche birretta. Sveglia alle 02.30. Dopo colazione si parte. Fa caldo, la neve non tiene. In circa un’ora raggiungiamo il canale d’attacco che saliamo, alle luci delle frontali, su terra verticale. Alle ore 05.00 circa siamo sulla cengia alla base del diedro di IV grado, nella parte inferiore della cresta; siamo in tre cordate per un totale di 7 persone, nel cuore della nord. Con disappunto notiamo che il diedro risulta essere stato riattrezzato, sostituendo i vecchi chiodi con qualche fittone; il primo, a circa 2m da terra, lo utilizziamo, unitamente ad altra protezione, per creare un punto di sosta. Stranamente sentiamo un odore acre di resina.
Valerio risale il diedro senza controllare e trazionare le protezioni e arriva in sosta; Gianni segue e, per liberare velocemente la sosta, tira il fittone con un rinvio. Appena caricato lungo il suo asse di estrazione, il fittone esce e Gianni mi cade in testa. Iniziamo bene.
Nella caduta, il tensionamento della corda estrae anche un altro fittone rinviato presente nel diedro !
Rimaniamo di stucco! Avvisiamo Valerio in sosta di non rinviare/sollecitare eventuali fittoni presenti; Valerio ricostruisce la sosta con l’utilizzo di friends. Fissiamo la corda di Gianni e la usiamo per risalire il diedro; raggiunta la sosta, notiamo che la stessa è composta da un fittone e da uno spit fix, il tutto unito da catena in ferro; nel fittone c’è un grosso moschettone di calata. Controlliamo il fittone di sosta e notiamo che anche questo si può estrarre con le mani. Uno sguardo, molto nervoso per quello che avrebbe potuto succedere ed, in coro, escalmiamo: “Ma chi è stò imbecille che ha fatto questo lavoro di mer…! La fortuna ci ha assistito anche stavolta.
Per evitare eventuali incidenti futuri, estraiamo completamente il fittone lasciandolo appeso alla catena e al fix.
Sul tiro di corda successivo incontriamo un altro fittone che estraiamo anch’esso con le mani e lasciamo sul posto.
Dopo questa “sveglia” mattutina, continuiamo la nostra salita su una cresta di rocce rotte che porta ad un ghiacciaio sospeso; lo risaliamo verso sinistra e per facile terreno misto raggiungiamo il colle a circa 3500m.



Continuiamo lungo una bella parete, un tempo ghiacciata, di facile misto su rocce completamente sfasciate; la giornata è stupenda, l’ambiente idilliaco!

Su terreno sempre più esposto raggiungiamo la Suldengrat che, con bellissimi passaggi esposti sulla nord, ci porta in vetta.



Una forte stretta di mano e qualche pacca sulle spalle sono la nostra gratitudine dimostrata ai “particolari” soci. La discesa si svolge lungo la normale, sprofondando nella neve fino alle anche, per poi continuare fino al passo delle Bottiglia dove, in doppia, raggiungiamo il ghiacciaio basale.

Qui la fortuna ci assiste un’altra volta. Appena raggiungo il ghiacciaio, un boato squarcia l’aria. Dopo poche secondi, una valanga di proporzioni immani si scarica lungo i canali che solcano la parete nord est della montagna e, per circa 40 minuti, deposita a poche decine di metri da noi, tonnellate di neve e sassi ! Se fosse scesa qualche minuto dopo non avremmo potuto raccontarla…


L’elicottero del soccorso fa un giro di controllo. Al rifugio notiamo che la valanga è partita dall’alto ed ha spazzato l’intera parete est, dove corre la via normale.


Meno male che dietro di noi non c’era nessuno; un incidente analogo, qualche anno addietro, ha tolto la vita a sette persone…


P.S.: Abbiamo portato a valle i fittoni estratti e da un attento esame abbiamo notato quanto evidenziato:
-         i fittoni trovati non erano conformi ed idonei all’attrezzatura di pareti di roccia in quanto materiale ferroso zincato utilizzato esclusivamente in campo edile (fittoni per arrampicata generalmente in acciao inox), con corpo cilindrico diam. circa 12 mm completamente liscio (non presenti scanalature per fare in modo che la resina potesse cementare il fittone), di lunghezza ridotta a circa 8 cm a seguito tranciatura di filettatura effettuata precedentemente all’infissione.
-         da un’ulteriore esame, abbiamo notato che la resina presente sui fittoni e nei buchi della roccia non era seccata; tale comportamento potrebbe essere dovuto ad una mancanza di reagente nella mescola della resina inserita.

In totale abbiamo rinvenuto 4 o 5 fittoni tutti non conformi e mal resinati.

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