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Un diario personale dove cercherò di non farvi trovare solo gradi e prestazioni sterili ma emozioni legate alle salite, paure condivise con amici, strette di mano, abbracci, racconti semplici e quant'altro ci consenta di sognare...

Un grande viaggio



La nord est dal Rif. Sciora

Luglio 2005
“Tieni duro, pensa come sarebbe contento nostro fratello”.
Questa frase, detta da Gianni Rusconi al fratello Antonio durante la prima salita nell’inverno del ’70,  mi ha sempre emozionato e, al tempo stesso, stupito per la grande determinazione dimostrata dai due nel salire la parete nordest del Badile con quelle condizioni proibitive…

Era da molto che volevo andare a sbatterci il naso in quel posto.
Con Ivano, compagno di molte avventure sui monti, organizziamo per una bella giornata di metà luglio. Il Sass Furà è strapieno; una quindicina di cordate sullo spigolo, sei-sette sulla Cassin, un paio sulla Gaiser-Lehmann e noi, soli, sul Fratello. Dal libro del rifugio, sembra la prima ripetizione dell’anno.
Incredibile a volte la montagna… si può essere completamente isolati quando a cento metri di distanza c’è la ressa!
E così noi siamo, isolati.
L’attacco è evidente ma raggiungerlo tutt’altro che banale; inoltre, questo è uno dei posti più pericolosi della zona per le continue scariche di sassi dal canale del Cengalo. Alle sei attacchiamo; veloci e decisi superiamo i primi tiri su terra e roccia rotta. Più in alto una linea evidente di placche fessurate segna la salita. La roccia non è della qualità aspettata ma neanche male; l’unico problema sono i licheni che, complice l’umidita, rendono le placche un poco scivolose. La salita continua regolare su difficoltà mai estreme ma comunque continue; le fessure sono completamente “pulite” da sosta a sosta. Pochi i chiodi che troviamo in questa prima parte.



Via del Fratello - lunghezze centrali

Qualche centinaia di metri sopra la nostra testa un enorme tetto sbarra la strada. Lo raggiungiamo con un tiro in fessura verticale che saliamo sotto una cascata d’acqua. Qui la via si impenna e, con 4-5 tiri di corda su difficoltà elevate, sale lungo delle strette fessure diedro in piena esposizione! Che linea!
Ad un tratto, dopo un diedro impegnativo chiuso da enormi massi, ci spostiamo verso destra e ci troviamo su una cengia sospesa in piena parete; stupendo!
Qui le difficoltà sono finite ma la via è ancora lunga; ci vorranno altri dieci tiri di corda su rocce  innevate, senza soste, prima di mettere piede sull’agognata vetta che raggiungiamo dopo circa 12 ore di scalata. Qui ci scambiamo un forte abbraccio, un abbraccio tra due amici che hanno molti sogni da condividere…
Di colpo veniamo invasi dalle nebbie e il sole che filtra crea un effetto surreale…
E’ troppo bello stare qui… Per risparmiare qualche soldo, avevamo già deciso di passare la notte nel bivacco di vetta e così facciamo, dopo aver consumato una busta di minestra liofilizzata trovata nel bivacco e scaduta qualche anno prima!
Siamo già distesi sulle brande quando, verso le 22.00, succede un fatto inaspettato. Tutto d’un tratto sentiamo dei richiami dall’esterno portati dal vento; ci precipitiamo fuori e, con l’aiuto della frontale, indirizziamo verso di noi due ragazzi che, infreddoliti, sono usciti ora in pantaloncini corti dallo spigolo nord. Fortuna vuole che abbiamo sentito le loro grida, altrimenti avrebbero passato una bella notte al gelo!
La mattina non sentiamo la sveglia e ci alziamo alle 10.00! Non male, una bella dormita!


Ivano sulle nuove doppie della normale
Alle 15.00 siamo ai Bagni di Masino dove Antonia ci aspetta in trepidazione.
Ritorniamo in Bondasca e risaliamo a Laret a recuperare l'auto; "non paghiamo ancora il biglietto... che vuoi che ci sia... sono le sei!" Un chilometro in macchina e ci troviamo di fronte la polizia Svizzera... che culo!
Sarà la nostra ammissione di colpa... sarà la bontà momentanea degli "Sfizzeri"... sarà, sarà... ci va bene... dopo una paternale che ci ricorderemo per un pò, ci lasciano salire senza multa. Oggi è proprio finita.

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