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Un diario personale dove cercherò di non farvi trovare solo gradi e prestazioni sterili ma emozioni legate alle salite, paure condivise con amici, strette di mano, abbracci, racconti semplici e quant'altro ci consenta di sognare...

Problemi ed incubi



Agosto 2001
Alle 11.00 di una bella e calda giornata estiva mi ritrovo a Montenvers con Nicola, meta il rif. Envers des Aiguilles per qualche bella arrampicata in zona.
Risaliamo la Mer de Glace e, con l’aiuto delle scale metalliche, verso le 13.30 raggiungiamo il rifugio.
Qui il primo problema: non abbiamo prenotato ed è tutto pieno! Cosa facciamo ? Babette (la rifugista) non ci lascia accomodare nemmeno in terra e ci invita a raggiungere il vicino (si fa per dire…) rif. Requin.
Tra imprecazioni varie, scendiamo per rocce e sfasciumi direttamente sotto il rifugio raggiungendo nuovamente il ghiacciaio per poi risalire le rocce che portano al Requin. Lo raggiungiamo verso le 16.30, stanchi e disidratati dalla giornata; fortunatamente c’è posto ma noi siamo completamente demotivati…
Ora anche il secondo e il terzo problema si manifestano espliciti. Cosa faremo domani ? Non abbiamo nemmeno relazioni sulle vie di questa zona !
Inoltre, tolti gli scarponi, Nicola mi mostra le enormi visciche che ha sui piedi, scoraggiando qualsiasi attività arrampicatoria del giorno dopo…
Decidiamo di non pensarci.
Dal rifugista recupero comunque la relazione di una via classica che sale la bella parete sud del Dent du Requin: domani mattina vedremo.
Mangiamo stipati ad altre centinaia di persone, molte delle quali dopo qualche ora partiranno per tentare la salita al Bianco; poi, dopo esserci goduti uno splendido tramonto, ci infiliamo sotto le coperte.
A mezzanotte arriva il primo incubo… Di colpo la stanza si illumina a giorno e la rifugista, con fare militaresco, urla a squarciagola che è l’ora della sveglia per chi tenta la vetta. Un vero incubo!!
Dopo un’altra mezz’ora il rumore cessa e riusciamo a riprendere sonno.
Sono solo poche altre ore, visto che alle quattro della mattina si ripropone la stessa scena…
Ora, però, tocca anche a noi svegliarci, anche se un po’ controvoglia; la motivazione rinasce quando Nicola decide che possiamo tentare la salita.
Alle prime luci dell’alba, insieme ad altre tre cordate, attacchiamo la classica via Renaudie; dopo una prima parte su roccia rotta, seguono dei bei tiri lungo diedri e fessure da proteggere. Il grado non è mai elevato ma le poche protezioni presenti richiedono concentrazione e ricerca della linea di salita. A meta salita esplode il quarto problema: il caldo e la disidratazione. E’ una giornata caldissima, di quelle che si vedono raramente in queste zone; arrampichiamo abbondantemente sopra i tremila metri in maglietta a mezze maniche e… abbiamo caldo!
Unito al problema il secondo incubo: l’acqua scarseggia e Nicola fa fatica a scalare per via delle visciche ai piedi. L’incubo dell’acqua si trasforma in miraggio…
Ultimi due tiri su cresta esposta ci portano in vetta. Siamo disidratati. Quindici doppie lungo la parete sinistra della montagna ci riportano alla base. Nicola, poco allenato, è distrutto. In più i piedi sono conciati malissimo…
È in agguato il quinto problema, la discesa sulla Mer del Glace, che si rivelerà per lui e per i suoi piedi devastante; lentissimi, raggiungeremo Montenvers appena in tempo per sfatare l’incubo di perdere l’ultimo treno che riporta a valle…

P.S.: al di la di tutti i micro problemi, si sono rivelate due bellissime giornate piene, di quelle che si ricordano volentieri.

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